
Se si studia profondamente il concetto di stato non solo in Italia ma anche nel sud del mondo ,ci si accorge che in regime di democrazia possano esserci diverse tipologie di rappresentanza politica.
Per esempio se andiamo in Africa vediamo che anche li dove esistono stati piu’ o meno democratici ,c’è la preponderanza del monopartitismo,un monopartitismo che rappresenta un concetto dello stato sciolto nel partito come sistema welfaristico di benefici e corruzione,se poi andiamo nella piu’ contemporanea a noi Cina,vediamo uno stato monopartitico per colpa della rivoluzione comunista avvenuta molti anni fà,ma che è ancora monopartitismo nonostante sia una delle nazioni che ha una sorta di capitalismo aggressivo ed ha ridotto il peso del welfare già negli anni ottanta per aprirsi al mercato.
Insomma se vincesse il si al referendum,non sarebbe fantapolitica dire che potremmo divenire una sorta di sistema monopartitico assistenzialistico di tipologia meditteranea,o un monopartitismo di stampo “capital-comunista” alla cinese.
Dobbiamo riflettere bene,perchè la rappresentanza politica è sinonimo di democrazia e libertà.può essere è vero troppo estesa,ed avere benefici che in certi altri paesi non ci sono,ma mancando una rappresentanza di tutti i partiti ,di tutte le idee democratiche,può venire a mancare una opposizione e si può tornare ad un monopartitismo ,ad un partito-stato.E alla fin fine non serve andare in Cina o in Africa nel sud del mondo ,per trovare opposizioni politiche stritolate di fronte a leadership autocratiche,basta buttare l’occhio sulla Russia che sarà di Putin fino al 2050,e alla Ungheria di Victor Orban dopo l’emergenza coronavirus.
Insomma di esempi ve ne sono,e questo referendum può innescare una sequela di difficoltà per l’opposizione di fare il suo lavoro.
Il problema che viene sollevato da questo referendum penso,non dovrebbe essere guardato solo nell’ottica della politica.Si possono risparmiare soldi tagliando i costi della politica,ma non la rappresentanza parlamentare,senza tagliare cioè la democrazia,perchè ogni individuo ha diritto di venire rappresentato.Si pensi che il fascismo aveva talmente in odio la democrazia che voleva abolire il senato e sostituirlo con una camera delle corporazioni e dei mestieri.Bella cosa direbbe uno,ma poi vivendo si scopre che il “corportativismo” è un sistema molto sgradevole rispetto al libero mercato,perchè il libero mercato permette ad ognuno di emergere con poche snelle regole,meno burocrazia,e meno statalismo,mentre il fascismo e le corporazioni sono studiate ad hoc per conservare un potere e tramandarlo a pochi prescelti.E il paragone con il fascismo non è campato in aria,perchè tutte le dittature che si chiudono dentro un perimetro di limitazione geografica (come lo stato nazionale),e agiscono come se non esistesse un mondo al di fuori ,anche se hanno i piu’ alti valori utopistici e millenaristici finiscono per assomigliare al fascismo.Fu cosi per lo stalinismo ,per il maoismo e per il castrismo.Gli esseri umani in quelle dittature (che avevano completamente travisato l’utopismo marxista)vivevano come stambecchi in uno zoo ,le nazioni divennero tristi e lugubri carceri.Come nel nostro fascismo ,in qualsiasi stato che rigetta una sorta di opposizione democratica al potere (sia il potere piu’ o meno liberale),si ha alla fin fine la crescita delle piante infestanti della corruzione e delle corporazioni.Lo stato coopta i piu’ fedeli al potere invece che promuovere la meritocrazia.
Anche in Italia abbiamo le nostre luci e ombre.C’è un peso troppo forte delle corporazioni (visto che mancano delle vere liberalizzazioni)c’è una parte delle classe media che rigetta la globalizzazione e la società aperta al mercato e all’estero,e si butta su partiti populisti o social-populisti.Ci sono settori del nostro costume e del nostro sistema culturale che sono invecchiati e anacronistici.Come allo stesso tempo c’è una magistratura che un ruolo troppo forte.
Insomma ci sono elementi per cadere nel monopartitismo ,ma anche tante risorse valide.Il peso delle corporazioni e di coloro che sono interni al sistema statale (dipendenti di medio e alto livello),è ciò che frena le riforme che sono state intentate diverse volte dalla seconda repubblica e da forze politiche diverse.La politica ha svolto il suo ruolo ,ma la società è sempre riuscita in italia a resistere alle picconate della elite politica che voleva portarla verso una velocizzazione e una concorrenza internazionale.Ecco io penso che quello che oggi si imputa alla politica coma capo accussatorio,dovrebbe essere imputato a parte della popolazione e al sistema burocratico con cui si è gestito il paese per molto tempo,noi abbiamo vissuto in questi ultimi venti anni,con una politica che voleva cambiare e delle classi subalterne alla politica che sono riuscite a far cambiare la politica per non cambiare loro stesse.Il potere sopprattutto di una classe media che disprezza le elite,la cultura,la scienza,la società aperta e che si vedeva rappresentata tanto nei partiti del forcaiolismo di destra tanto in quelli di sinistra.La politica non ha avuto il potere di dirigere la rotta di un treno in corsa che adesso sta rallentando sempre piu’ di fronte ai problemi creati anche dal sospetto verso le elite a livello globale.Il sospetto contro le elite può tingersi di diversi colori ,dal leghismo all’ecologismo.L’Italia è stato sempre un paese cristiano cattolico e la politica ha avuto sempre riguardo per persone interne al sistema burocratico.In Corea del sud dopo la crisi asiatica del 1998 ,si vedevano persone che un tempo erano dipendenti pubblici ,mandati a vivere nelle fogne.Di certo non è quello che l’Europa si augura per l’Italia o la Grecia e quegli altri paesi che non fanno riforme per divenire piu’ accattivanti a livello di investimenti nel mercato mondiale.Ma anche se qualcuno votera Si al referendum,ben sappia che il peso della politica all’interno dello stato è minimo,rispetto al peso ideologizzante dello stato stesso.Ed adesso che la politica è azzoppata e verrà sempre piu’ azzoppata (non dai cosidetti poteri forti finanziari internazionali e “massonici” )ma bensi da strutture portanti del populismo statocratico ,ci sarà sempre meno margine di manovra per crescere e attrarre investimenti.
La soluzione come ha ben ricordato Elsa Fornero parlando di Juncher la sanno tutti i politici ,ridurre il peso dello stato e non la rappresentanza politica:ma nessuno vuole metterla in atto ,perchè non sarebbe indolore.La politica che ha saputo in questi anni ,creare uno stato sociale anche se in molti casi innefficiente che protegge tutti,mediando anche con poteri finanziari internazionali,forse dovrebbe essere guardata con piu’ ammirazione di quanto lo facciano certi partiti antisistema e parte della popolazione italiana.
EDOARDO BUSO