Dalla Guerra Fredda alla Russia di oggi: crisi, geopolitica e futuro incerto
Dalla Guerra Fredda alla Russia di oggi: crisi, geopolitica e futuro incerto

Negli scorsi giorni stavo guardando un documentario in lingua inglese, in cui si facevano vedere Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov che firmavano la risoluzione per limitare le armi nucleari. Questa esigenza di ridurre il riarmo nacque proprio dalla stessa Russia che a quei tempi era ancora Unione Sovietica, poiché riducendo le armi la Russia poteva spendere quei soldi in un momento di forte crisi, in altri settori come il sociale e fare delle riforme. Quella grande crisi che poi portò alla caduta del Muro che divideva est e ovest, nacque proprio dalla superiorità dell’ingegneria e scienza e informatica statunitense (l’era della prima cibernetica) rispetto al blocco comunista che era composto da una Russia che produceva solo materia pesante e una Cina agricola in fase di industrializzazione. L’anno era il 1987. Poi come sappiamo le riforme di Gorbaciov per salvare il lato positivo del comunismo e immetterlo in una democrazia di mercato non riuscirono. Si spensero con Eltsin che fece delle riforme liberiste a tutto spiano che portarono povertà e diseguaglianze sociali oltre ad un aumento della mortalità, fino a che un oscuro funzionario del KGB cioè Vladimir Putin prese in mano la situazione e puntò tutto sugli idrocarburi e una politica che avvantaggiava certi oligarchi piuttosto di altri che venivano incarcerati. Certo Putin fu per un po’ partner dell’Europa e degli USA e del mondo occidentale. Fino alla scelta scellerata che lo ha isolato di invadere l’Ucraina. Adesso come adesso però si può dire che Putin ha sbagliato anche nel campo economico. Rispetto ai primi anni 2000 quando ha preso il governo, le tasse sono aumentate ed è aumentato il controllo sociale, le industrie sono in perdita, e si ha un’ effettiva economia di guerra che sacrifica i consumi interni per le armi e il servizio militare obbligatorio. Si pensi che se in tutta Europa nei paesi più avanzati i consumi di cibo calano e aumentano i consumi di servizi e tecnologia, in Russia i consumi di cibo sono la priorità.
Ma c’è un aspetto che Putin ha sottovalutato poiché non ha ascoltato delle persone vicine a lui, dall’ex ministro di Gorbaciov ed Eltsin e poi governatore della Georgia indipendente Eduard Shevardnadze quello della cosiddetta “dottrina Sinatra” che dal nome della canzone My Way fece sì che molti paesi che un tempo erano satelliti e regioni dell’URSS ricevessero l’indipendenza, soprattutto nell’area caucasica come l’Azerbaijan, ecco Putin non ha continuato a lasciare indipendenti popoli all’interno della Russia invaghito da mire neo imperiali ed espansive. Infatti la Russia è uno stato federale che comprende un melting pot di popolazione anche se stanziali rispetto al melting pot nordamericano. I russi bianchi sono una minoranza. Ma la società russa più ricca è sempre stata nella parte cosiddetta “Russia bianca”, non solo per motivi industriali, perché la più grande industria era concentrata a Magnitogorsk al confine del nord. Tuttavia la Russia e la Bielorussia insieme a Lettonia, Estonia, Lituania sono stati i paesi più avanzati come ricchezza pro capite. Infatti da qualche anno è partita una integrazione maggiore tra Russia e Bielorussia, già ne aveva parlato anni fa l’attivista e leader del partito L’altra Russia partito che fu il precursore di questa unione, ma anche critico verso la violazione dei diritti umani nella Russia di Putin come lo fu Alex Navalny il leader dell’opposizione a Putin che condannò l’invasione dell’Ucraina e fu esiliato in Siberia e poi avvelenato lo scorso anno.
La Russia anche se va verso una conclusione della guerra grazie alla mano tesa del presidente americano Trump, tuttavia rimane distrutta economicamente da anni di guerra ed è forse un territorio super esteso per non essere in balia di oligarchie e burocrazie che la svenano. I russi cosiddetti “bianchi” sono infatti stanchi di elargire soldi per mantenere aree dispendiose e poco produttive come quelle a ridosso del Caucaso tra cui il Daghestan, un po’ come accadeva con la Croazia e la Slovenia che mantenevano durante il comunismo di Tito la Serbia e la capitale Belgrado. Insomma Putin potrà ancora spremere di tasse i russi che crescono poco anche demograficamente, e avvantaggiare socialmente aree come quelle del Caucaso ancora interne alla Russia che sono in espansione demografica e poco produttive e vorrebbero una secessione dalla Federazione Russa? Una miscela esplosiva di non facile risoluzione. Tanto che la Russia guarda di malo modo pure l’ex suo partner l’Azerbaijan per le sue scelte filo NATO e filo turche. In futuro ci potrebbero essere quindi tensioni e frizioni tra l’area turcofona e islamica della Russia e il governo di Putin, soprattutto nel caso che popolazioni dalla Cecenia al Daghestan volessero riunirsi alla loro identità più primitiva e congeniale (dopo anni di colonialismo occidentale, bianco e russo), in un pan-turchismo che comprenderà una nuova federazione turca con Azerbaijan e Turkmenistan, nonché frizioni tra Putin ed Erdogan i due dittatori.
Certo tutto sarebbe più facile se a livello mondiale si andasse verso una transizione ecologica, che riducesse l’apporto e la dipendenza di idrocarburi e petrolio. Avremmo così una Russia e un mondo islamico sia turcofono che arabo meno influente e potente. E la Russia potrebbe rinunciare a quella sua mega estensione che spaventa forse i leader europei e unirsi alla Bielorussia per entrare in Europa e nella NATO. Per adesso non ci sono delle reali forze politiche in Russia che portino avanti conversione ecologica poiché è un’idea mondialista, e riduzione della Russia ad una federazione tra due stati e indipendenza delle aree islamiche. Per adesso è solo una suggestione su cui aprire un dibattito.
EDOARDO BUSO