MA VI RICORDATE ANCORA DI DERIVARE DALLE SCIMMIE?

I darwinisti biologici e culturali si consoleranno guardando le grandi scimmie, perché l’uomo contemporaneo ha svenduto il darwinismo e la riduzione antropologica dell’uomo ad animale, per sostituire i paradigmi darwiniani e bio-antropologici con le cosiddette identità culturali.
Le vediamo dappertutto in azione queste identità culturali, soprattutto negli ultimi dieci anni. Dalla pandemia Covid, che ha creato una sorta di galassia complottista contro i vaccini, cioè il prodotto della scienza moderna che, qui lo ricordiamo, ci ha salvato da una pestilenza; gli stessi complottisti che decenni prima paventavano sorti apocalittiche se si fosse realizzata davvero la globalizzazione commerciale, politica e culturale.

Dall’avversione per i vari G8 e l’incompletezza dei Doha Round, fino agli elogi per il sovranista neo-imperialista cristiano ortodosso russo Alexandr Dugin, da questa galassia che un tempo era roba da bar sport, ma adesso ha una immensa influenza sui destini del mondo. Soprattutto da ché siamo passati dalla globalizzazione mercatorum alla sglobalizzazione.

I nuovi imperi, in particolare quello russo (mentre la Cina mantiene ancora un certo appeal mercantilista), ebbene i nuovi imperi, dalla Russia di Putin all’America di Trump, basano la loro azione politica per realizzare un mondo diametralmente opposto a quello che era previsto un tempo dalle élite del progresso e della scienza occidentali.
Ecco che Putin e Trump, oltre al nazionalismo, ai blocchi egemonici, preferiscono riscoprire le identità nazionali, cioè la cultura (e questo lo fa pure Meloni in Italia) rispetto alla Natura.

Se la Natura ci riduce ad esseri biologici, derivati dalle scimmie, integrati nell’ambiente sistemico naturale, dominatori della Natura fino a un certo punto, perché essa può anche ribellarsi e dominare noi (si pensi al cambio climatico e all’esigenza di una transizione ecologica)…

Se questo era il pensiero della scienza, oggi invece predomina un atteggiamento antiscientifico che mina alle basi la convivenza umana.
Una sorta di pensiero che miscela religioni, soprattutto monoteiste, che si scontrano tra loro – lo si vede in Palestina e nell’area medio-orientale. I terroristi e i militari dei vari eserciti, per accettare tutte quelle morti, devono per forza di logica avere nell’inconscio il “fantasma di un Dio”, o l’immaginazione che esista una parvenza di soprannaturale al di fuori della realtà materiale.

In secondo luogo, questo nuovo paradigma che privilegia la cultura sulla natura porta all’estrema sintesi il superomismo di Nietzsche e del romanticismo d’azione rispetto al pensiero illuminista e voltairiano.
Insomma, è come se, dopo aver passato il Rubicone della fine del materialismo storico e l’avvento del capitalismo globalizzato sempre materialista, andando avanti nel tempo, questo capitalismo globalizzato si sia trasformato in un nuovo romanticismo aggressivo, un po’ come è successo quando è finita l’epoca illuministica che comprese la Rivoluzione Francese e l’Impero Napoleonico, per poi terminare con il Congresso di Vienna e la Restaurazione.

Adesso il mondo è dentro una restaurazione.
Non solo però restaurazione a destra con i sovranismi che guerreggiano tra loro, ma anche un progressismo identitario a sinistra, che va a braccetto con il nuovo evangelismo nato da correnti gesuitiche (Papa Francesco) o terzomondiste (la teologia della liberazione e il pacifismo).
Tuttavia, questo pacifismo strumentalizzato nella fase acuta dalla sinistra è un pacifismo identitario e da pubblicizzazione mediatica, che non sa fare il passo di argomentare su temi più complessi.

Lo si è visto sulla pelle della nazione Ucraina, dove non solo i progressisti di centrosinistra (cattolici e democratici post-comunisti) hanno prima appoggiato l’azione della NATO, vedendo lo spasmo della nazione Ucraina, e poi, allo stesso modo del sovranista Salvini, hanno abbandonato l’Ucraina chiedendo una pace immediata e diventando in molti casi filo-russi, portando poi il tema della Palestina combattuta da Netanyahu come il tema principale della diffusione dei palinsesti mediatici, facendo dimenticare l’Ucraina e il popolo che resiste, ad una guerra che, nel più probabile dei casi, si chiuderà con una Pace Sporca e non una Pace Giusta.

Pace Sporca, guarda caso, è anche il titolo della nuova rivista di geopolitica Limes in uscita nelle edicole, dove esperti geopolitologi analizzano come potrà essere la pace.
Ma la stessa Ucraina risente di una guerra iniziata anche per volontà degli USA che però, da Biden a Trump, sappiamo non entrerebbero mai nel conflitto con l’esercito nazionale americano, lasciando l’azione quindi alla resistenza dei poveri ucraini.

Eppure queste guerre non inizierebbero – e non dovrebbero terminare a metà – se ci fosse ben chiaro, nei governanti delle nazioni, la volontà di una governance globale inter-istituzionale, pur con tutti i suoi difetti.
Perché se ci guardassimo e vedessimo che ucraini e russi, bianchi e neri, cinesi e pellerossa siamo solo animali senza un luogo certo dove andare dopo la morte, forse metteremmo da parte le identità culturali e vivremmo in base ai nostri bisogni biologici, con un ordinamento che garantisca il bene ma non reprima i bisogni umani.

Invece, la nostra epoca, anche in altri temi identitari delle politiche progressiste, ha svalorizzato sempre più l’appiglio darwinista e biologico. Lo si vede, per esempio, nel femminismo barricadiero, dove si è arrivati al paradosso che l’uomo non deve più guardare le donne con desiderio perché, se no, è un brutto scimmione darwiniano delle foreste.

Invece, non ci dovrebbe essere nulla di male ad essere quello che si è: le donne non dovrebbero risentire solo dei parametri della pubblicità e della moda – e magari non fare la ceretta (mi ricordo un disco pop dei primi anni 2000 delle TLC, No Scrubs) –, gli uomini dovrebbero accettare di essere animali con l’ormone del testosterone che ne aumenta l’aggressività, ma la stessa aggressività si riduce anche masturbando o facendo l’amore (con una donna consenziente), e quindi le società che reprimono il sesso sono negative.

Fino a chi non è di qua e nemmeno di là, che dovrebbe, senza trovare troppi inghippi moralistici da parte di conservatori nazionalisti, poter cambiare orientamento o capire meglio qual è il suo orientamento.
Purtroppo, anche questo tema della sessualità, che nella società orientale è tabù, mentre in quella occidentale è lasciato più a teorie psicologiche e sociologiche che alla medicina, con il suo portato di biologia, anatomia, chimica, ecc.

Non a caso, gli identitari progressisti, come gli identitari conservatori, che mettono la Cultura prima della Biologia, sono accomunati dalla critica feroce oltre che alle banche, al commercio, alla tecnologia, all’industria farmaceutica e alla ricerca scientifica, tanto che vedono nel futuro un mondo dominato da cattivoni che ti innestano i microchip per rieducarti e farti il lavaggio del cervello.

Ma intanto ci sorbiamo invece questa regressione temporale, con milioni di dollari ed euro che vanno via in guerre create dai revanscismi culturali, piuttosto che mettere quei soldi nella ricerca e nell’innovazione.

Mi consolo guardando le scimmie, e sogno, se non un mondo neutro culturalmente, un mondo dove la cultura e l’identità sono in continuo cambiamento, e ogni giorno una persona può svegliarsi e farsi il suo frullato di cultura e della propria identità, senza sottostare a limiti e barriere geografiche che impediscono l’avanzata di un essere umano finalmente globalizzato.

EDOARDO BUSO

BUT DO YOU STILL REMEMBER THAT WE COME FROM MONKEYS?

Biological and cultural Darwinists might find comfort in watching the great apes, because modern man has sold out Darwinism and the anthropological reduction of humans to animals, in order to replace Darwinian and bio-anthropological paradigms with so-called cultural identities.
We see these cultural identities in action everywhere, especially over the last ten years. From the Covid pandemic, which created a sort of conspiracist galaxy against vaccines — that is, the product of modern science which, let us remember, saved us from a plague — to the same conspiracy theorists who, decades earlier, warned of apocalyptic outcomes if globalization in trade, politics, and culture were ever truly achieved.

From opposition to the various G8 summits and the incompleteness of the Doha Rounds, to the praise for the neo-imperialist, Christian Orthodox Russian nationalist Alexandr Dugin — all coming from this galaxy that once belonged to sports bars, but now has enormous influence over the fate of the world.
Especially since we’ve moved from globalizzazione mercatorum to de-globalization.

The new empires — particularly the Russian one (while China still maintains a certain mercantile appeal) — from Putin’s Russia to Trump’s America, base their political actions on creating a world diametrically opposed to the one once envisioned by the elites of Western progress and science.
So, Putin and Trump, in addition to nationalism and hegemonic blocs, prefer to rediscover national identities — meaning culture (and Meloni does this too in Italy) — over Nature.

If Nature reduces us to biological beings, descended from monkeys, integrated within the systemic natural environment, dominators of Nature only up to a certain point (since it can also rebel and dominate us — think of climate change and the need for ecological transition)…
If that was the view of science, today instead an anti-scientific attitude prevails, one that undermines the very foundations of human coexistence.

A sort of mindset that blends religions — especially monotheistic ones — which clash with one another, as we see in Palestine and the Middle East. Terrorists and soldiers in the various armies must logically have, deep in their subconscious, the “ghost of a God,” or the belief in some kind of supernatural force beyond material reality, to justify all those deaths.

Secondly, this new paradigm, which prioritizes culture over nature, leads to the ultimate synthesis of Nietzschean superman ideology and action-driven Romanticism, as opposed to Enlightenment and Voltairean thinking.
It’s as if, after crossing the Rubicon of the end of historical materialism and the rise of globalized — yet still materialist — capitalism, over time this globalized capitalism transformed into a new form of aggressive Romanticism.
A bit like what happened when the Enlightenment era — including the French Revolution and the Napoleonic Empire — came to an end with the Congress of Vienna and the Restoration.

Today, the world is in a phase of Restoration.
Not just a right-wing Restoration with sovereignist forces clashing with one another, but also an identity-based progressivism on the left, which goes hand in hand with the new evangelism born of Jesuit currents (Pope Francis) or Third Worldist movements (liberation theology and pacifism).
However, this pacifism, exploited at its peak by the left, is an identity-based, media-oriented pacifism that fails to take the next step of engaging with more complex topics.

We saw this clearly in the case of Ukraine, where not only center-left progressives (Catholics and post-Communist democrats) initially supported NATO’s actions, witnessing Ukraine’s desperation, but then — much like the sovereignist Salvini — abandoned Ukraine by calling for immediate peace and, in many cases, becoming pro-Russian.
They shifted media focus to Palestine and Netanyahu’s conflict, making it the dominant issue across news platforms, and making people forget about Ukraine and its people who are still resisting — a war that will, most likely, end in a Dirty Peace rather than a Just Peace.

“Dirty Peace,” incidentally, is also the title of the new geopolitical magazine Limes, now on newsstands, where expert analysts discuss what peace might look like.
But Ukraine itself is also suffering a war that began partly due to U.S. policies — although we know neither Biden nor Trump would ever enter the conflict with the national American army, leaving the fight instead to the poor Ukrainian resistance.

And yet these wars would not begin — and should not end halfway — if world leaders truly embraced a global inter-institutional governance, even with all its flaws.
Because if we looked around and realized that Ukrainians and Russians, blacks and whites, Chinese and Native Americans are all just animals without any certain place to go after death, maybe we’d put cultural identities aside and live according to our biological needs, with a system that ensures wellbeing without repressing human needs.

Instead, our era — even in other identity-based progressive politics — has increasingly devalued the Darwinian and biological framework.
This can be seen, for example, in extreme feminism, where it has reached the paradox that a man can no longer look at a woman with desire, otherwise he’s just a disgusting Darwinian ape from the jungle.

But there should be nothing wrong with being what we are: women should not be influenced only by the standards of advertising and fashion — and maybe they shouldn’t even feel compelled to shave (I remember a 2000s pop song by TLC, No Scrubs) — and men should accept being animals with testosterone, which increases aggression.
Yet that same aggression can also be reduced through masturbation or making love (with a consenting woman), meaning that societies that repress sexuality are negative.

Even those who don’t clearly belong to one side or the other — who are figuring out their orientation — should be able to do so without facing moralistic obstacles from nationalist conservatives.
Unfortunately, this issue of sexuality — taboo in Eastern societies, and left mostly to psychological and sociological theories in Western ones, rather than biology, anatomy, chemistry, and medicine — also suffers.

Not by chance, both progressive identity activists and conservative ones — who place Culture above Biology — share a fierce criticism of banks, commerce, technology, the pharmaceutical industry, and scientific research.
They even imagine a future dominated by villains who implant microchips to re-educate you and brainwash you.

Meanwhile, we endure this regression in time, with millions of dollars and euros wasted on wars driven by cultural revanchism, instead of investing those funds in research and innovation.

I find comfort in watching monkeys, and I dream — if not of a culturally neutral world — of a world where culture and identity are in constant transformation, and where every day a person can wake up and make their own smoothie of culture and identity, without having to obey limits and geographical borders that prevent the progress of a truly globalized human being.

EDOARDO BUSO