I socialismi, sia quello socialdemocratico e riformista, sia quello marxista sfociato poi nel comunismo o socialismo reale, hanno dato una grande lezione all’umanità, perché hanno messo al primo posto la ricerca del benessere umano o felicità.

La ricerca della felicità o del benessere, da distinguere dalla ricerca del bene in senso cristiano, come nella Tomistica di San Tommaso d’Aquino o nella metafisica di Sant’Agostino, il concetto di benessere, seppur ha punti di contatto con il concetto di bene umano cristiano, proviene più dalla rivoluzione scientifica del ‘700, con la nascita dell’Illuminismo fino alla rivoluzione francese del 1789.

Il concetto di benessere che prendono in prestito il socialismo e il marxismo è un concetto nato però prima di queste dottrine, ed è nato in seno al liberalismo classico, quello che poi si sviluppò come pensiero liberale con Locke, Kant, partendo dagli economisti Adam Smith e David Ricardo e la rivoluzione industriale inglese.

In pratica si era capito che solo la scienza applicata all’industria, ma anche al corpo umano e quindi la ricerca di cure mediche, il raddoppiare i prodotti da commerciare e far consumare alle persone, dal cibo in primo luogo grazie alla rivoluzione fisiocratica poi applicata all’industria degli oggetti e delle risorse naturali. Ovvero, il concetto di benessere va di pari passo con quello di ricchezza.

Rispetto al sistema aristotelico-tolemaico e alla Tomistica, con la rivoluzione illuminista, poi industrialista e scientifica, si affaccia il concetto di ricchezza. Fatto sta che questo concetto, ovvero la ricerca del benessere e della felicità, e quindi della ricchezza, e la limitazione degli ostacoli al suo raggiungimento, sono i concetti base della Costituzione nordamericana degli Stati Uniti, presi in prestito dallo sviluppo della dottrina dell’utilitarismo di Jeremy Bentham. Ovvero, è buono tutto ciò che è utile.

Ma questo comporta la ricerca anche del bene nel senso apparentemente cristiano, perché la ricerca dell’utile e la soddisfazione del proprio interesse non può essere la distruzione di persone e beni altrui. Ecco il concetto di democrazia che diventa democrazia basata sull’illuminismo.

Ma qui non parliamo di democrazia, se no sarebbe troppo lungo questo articolo. In questo frangente, il socialismo democratico condivide la rimozione degli ostacoli che non permettono alle masse di godere della felicità e del benessere, e condivide questo aspetto con il liberalismo classico che ha anche elementi keynesiani che superano e correggono Smith e Ricardo.

Tuttavia, inserendo il concetto di masse, ovvero quanto le masse possano godere del benessere, abbiamo un superamento del liberalismo classico, sia in senso socialdemocratico, basato sulla rimozione degli ostacoli e quindi il riformismo, sia nel senso rivoluzionario e marxista, ovvero quando il comunismo pretende di mettere in atto una rivoluzione violenta per far godere alle masse il benessere di cui sono private.

Tuttavia, il socialismo marxista o comunismo non è solo rivoluzione, anzi la rivoluzione è la parte finale di un sistema economico che Marx pensava perfetto per sostituire a livello deterministico e scientifico il capitalismo. Purtroppo così non è stato, anche se in Unione Sovietica una rivoluzione violenta, basata in parte sulle aspirazioni e i contenuti del libro Il Capitale di Marx e guidata da avanguardie illuminate del socialismo (Lenin e Trotzky), ebbene queste avanguardie hanno in parte risolto, nei primi anni dopo la rivoluzione (governo Lenin-Kerensky), molti problemi di povertà e di non accesso in Russia (paese che non ha avuto una rivoluzione illuminista e industriale), al cibo, agli alloggi.

Quindi è vero che il marxismo ha risolto il problema di una redistribuzione più equa del benessere primario (cibo, case, sanità ecc.), ma non è riuscito con i piani quinquennali, stabiliti da dittatori nominati da un’oligarchia di partito (da Stalin in poi), a risolvere molti problemi di accesso al benessere ulteriore, ovvero creare una società dei consumi proiettata anche su beni e valori culturali, spirituali ecc.

Tuttavia, la storia del comunismo è stata molto lunga e frastagliata, e si è arrivati da periodi bui con le purghe staliniane fino a Kruscev o Breznev, negli anni ’80, quando c’era una società stratificata simile e che aveva punti in comune con quella occidentale, con ampi svantaggi per le persone che ne facevano parte, ma anche alcuni vantaggi. Si vedano le opere di Enrico Emmanueli o Piero Ostellino sulla Russia dagli anni ’60 fino alla metà degli anni ’80.

Tuttavia, negli anni più recenti si sono sempre più ampliate teorie di rigetto della società capitalista ma anche di quella marxista sovietica, basate entrambe sulla produzione e sull’industria, quindi su basi materialistiche, basate quindi sul concetto che è soddisfacendo i bisogni materiali e producendo ricchezza che si raggiunge il benessere.

Dal ’68, con le teorie di Herbert Marcuse e della Scuola di Francoforte, fino alla New Age moderna degli anni ’90 o alle discipline spirituali occidentali e orientali, c’è stata una critica al materialismo, alla crescita industriale e al benessere inteso solo come ricchezza.

Nelle società capitaliste più avanzate, inoltre, è divenuto importante anche l’autorealizzazione, ovvero raggiungere posti di status e ruoli elevati in senso culturale all’interno della società, ma anche il rigetto degli stessi status e ruoli e del consumismo, ovvero le proteste per una società più comunitaria, non basata sulla ricerca del successo e del denaro o delle illusioni della pubblicità. E lo vediamo nei diversi movimenti sociali nell’alveo no global, new global, per la decrescita o nel nuovo messaggio ecologico ed evangelico, partito già da Giovanni Paolo II e consolidatosi con il Magistero di Papa Francesco.

Tuttavia, apro una piccola parentesi parlando di democrazia, nel senso che sia il comunitarismo, sia esso laico e rivoluzionario o ecologico o evangelico, sia la ricerca del successo fino anche al romanticismo comunitarista di stampo organico vicino a correnti di destra sociale e nazionale, vanno bene in una democrazia fino a quando non pensano di modellare gli altri, cioè quelli che non condividono queste soluzioni e filosofie, a proprio piacimento. Ma anche e soprattutto fino a quando non riducono la capacità di soddisfare il benessere dei cittadini della propria nazione e di quelle del mondo, riducendo l’appeal della produzione della ricchezza.

In sintesi, queste dottrine che spostano il concetto di benessere individuale e collettivo dalla ricchezza a valori spirituali (il merito, il Vangelo, l’ambiente, la new age) hanno un grande pregio finché sono “consumate” individualmente, ma grandi difetti quando diventano ostacolo alla società. Si pensi per esempio al caso dei cosiddetti No Vax, critici della medicina occidentale, che criticano i vaccini perché prodotti dalle multinazionali, e creano un grande danno alla società non vaccinandosi o propagandando paranoie di tutti i tipi sulla società cattiva e opulenta occidentale.

Certamente, prendendo il tema ambientale in modo pragmatico, su questo tema singolo si devono fare delle eccezioni, perché sul tema ambientale anche la società della ricchezza e dei consumi, e quindi del benessere, deve rinunciare a un po’ di benessere (viaggi aerei, inquinamento di auto ecc.) per preservare un bene più grande, come la riproduzione dell’ecosistema che ci permette di vivere nel pianeta.

Ed è vero anche che la società della ricerca del benessere, in quanto non ha capito globalmente, cioè tutta quanta nello stesso tempo, quella che io chiamo la lezione del socialismo democratico, ebbene questa società a pezzi, in tutte le nazioni, ha deturpato il benessere collettivo, inquinando, o facendo arricchire ceti di diverso tipo (burocratici e dittatoriali nei paesi sovietici e manageriali ma senza pietà, tesi solo al profitto nei paesi capitalisti), e questi ceti hanno creato disagio e problemi di tutti i tipi, sia morali che sociali che economici, a parte delle masse che gli erano subordinate, danni ancora adesso irremediabili.

Infine, vorrei aprire una riflessione per terminare sulla questione morale e il socialismo riformista contrapposto negli anni ’80 all’eurocomunismo, e in Italia al Partito Comunista di Berlinguer.

Come ho scritto sopra, purtroppo nel mondo non si è capito totalmente la lezione del socialismo democratico, e purtroppo il comunismo si è affermato nel ‘900 in un contesto di guerra. L’Unione Sovietica, per realizzare il socialismo reale, passò per due guerre che distrussero la capacità di ricchezza di quasi tutte le nazioni del mondo.

E purtroppo, nell’affermarsi del comunismo staliniano e di guerra, passa in mezzo la distruzione del socialismo rivoluzionario internazionalista e l’uccisione di Leon Trotzky che ne era il fautore. In URSS, come ben sappiamo, il comunismo stalinista significò brutalità e violenza, ma anche lo stesso Leninismo dimostrò brutalità e violenza nei confronti degli antagonisti al comunismo (Famiglia reale, Zar, guardie bianche ecc. ecc.).

Sicuramente, dopo gli accordi di Yalta, che divisero il mondo degli anni dal dopoguerra fino al 1989, caduta del Muro di Berlino e inizio della globalizzazione, il comunismo significava sempre un pericolo per il benessere delle democrazie occidentali.

Tuttavia, Enrico Berlinguer cercò di portarsi su un terreno di ricerca di un comunismo più umano, anticipando certe tematiche che non ebbero successo negli anni ’80 nello scontro tra liberal-socialismo di Craxi, Mitterrand e del socialismo della Germania occidentale, poiché in quegli anni si stavano affermando il benessere e la ricchezza della prima fase della globalizzazione, quella che farà con Ronald Reagan cadere il Muro di Berlino e creare sconquasso nell’Est Europa.

Tuttavia, Berlinguer aveva delle intuizioni che sicuramente gli vanno attribuite, partendo dalla coniugazione di un comunismo più austero, basato non sulla ricerca spasmodica del consumismo, il tema ecologico e ambientale che lo collegano alle encicliche di questi anni di Papa Francesco.

C’era anche un forte accenno al tema morale, su cui va fatta una riflessione, in quanto con la cosiddetta “questione morale” Berlinguer si è dimostrato un comunista atipico rispetto ai padri fondatori del comunismo come Karl Marx e Engels. In quanto Marx ed Engels, ma anche Lenin, Stalin, Krusciov erano convinti di avere in mano un sistema deterministico (derivato dal darwinismo e dalla economia liberale classica), ovvero erano convinti che il comunismo fosse un capitalismo capovolto o dovesse arrivare (anche Kautsky prevedeva questo) alla società dove tutti i proletari erano miliardari e godevano di tutti i beni prodotti come godevano esclusivamente i capitalisti o Padroni prima della rivoluzione.

Si può dire che questa convinzione era basata sulla determinatezza di un sistema tecnologico (ingegneristico ed economico) più che su un sistema umanitarista basato sull’umanesimo. Berlinguer portò la riflessione invece su aspetti prettamente umanistici e morali, come era nella tradizione del socialismo italiano (da De Amicis passando per Turati fino a Togliatti, che era un insegnante proveniente da studi classici).

A parte come la questione morale sia stata strumentalizzata durante la caduta della Prima Repubblica, purtroppo facendo cadere un sistema politico basato sui partiti, più umano di quello che gli ex comunisti cavalcarono dopo con i parametri di Maastricht, la globalizzazione, le privatizzazioni (ma questo non è tema dell’articolo), purtroppo il moralismo che ancora oggi impera a sinistra impedisce di fare due passi avanti.

Uno verso una società più tecnologica, basata veramente sul potere degli operai e dell’industria, basata non su concetti astratti ma sulle scienze esatte. Il secondo passo, pur accettando che la moralità è parte dell’essere umano, essa va a contrastare, se diventa imperativo onnisciente della politica, il Progresso materiale.

Infatti, come ho scritto sopra, se è vero che la ricerca del Bene e del Benessere nelle democrazie si è basata sulle teorie utilitaristiche di Jeremy Bentham, è anche vero che la scienza progredisce, e progredire, come la società, grazie alla ricerca. E che essa non deve avere limiti aprioristici nella ricerca del bene, semmai deve avere limiti nella sua applicazione. E in questo frangente sono necessarie le commissioni di morale, etica e bioetica.

La scienza, come l’industria, come la ricerca del godimento personale, non possono essere eterodiretti da ceti clericali o politici (comunisti, preti, filosofi ecc.), altrimenti avremo una ricerca del “Bene” in senso Tomistico alla San Tommaso d’Aquino (con possibili relative INQUISIZIONI) invece che una ricerca del benessere.

Ecco perché Berlinguer, spostando la sua riflessione ideologica dal principio condiviso da liberalismo, marxismo e socialismo riformista della ricerca del Benessere in modo libero (utilitarismo da Bentham a Marx), si sposta invece su considerazioni para-religiose, come nella ricerca del Bene e della Morale, che sono elementi che, come dicevo prima, se affrontati da singoli individui possono essere utili, ma se imposti da delle oligarchie politico-sociali sono sempre dannosi per il benessere e quindi per il Progresso materiale e sociale.

EDOARDO BUSO