Il caso del rilascio del terrorista libico Almasri e le diverse inchieste del giornalismo televisivo, con trasmissioni di spicco come Report, su associazioni anche animaliste (che non cito) finanziate dalla cittadinanza per scopi positivi, ma i cui leader intascano personalmente i soldi ricevuti, fino alle inchieste televisive e giuridiche sui finanziamenti a opere governative non trasparenti o non eco-compatibili, come accaduto a Cortina per le Olimpiadi, danno una visione del nostro Paese (ma è un male comune anche ad altre nazioni dell’Europa, dell’Occidente e del mondo) come una nazione dove è necessaria una più severa perquisizione di certi comportamenti illeciti, che invece di diminuire si moltiplicano.

Purtroppo, se da un lato le inchieste giornalistiche sono positive perché è positivo che il giornalismo e i media si interessino di vicende che danneggiano tutti i cittadini del Paese, nessuno si focalizza su quanto le inchieste giornalistiche siano dispersive se non c’è l’azione penale. Ma per esserci l’azione penale contro la corruzione di ogni tipo sono necessari dei processi e, prima dei processi, una macchina investigativa che è anch’essa lenta perché deve essere precisa al cento per cento.

Le inchieste, se non supportate da processi veloci e che facciano piena luce sulle responsabilità, non possono fare nulla. Anzi, c’è il rischio che le stesse inchieste fatte per la TV, con l’obiettivo di triplicare gli ascolti, descrivano ancora più cruentemente situazioni di corruzione che poi, a processo avvenuto, si dimostrano parzialmente ridimensionate. Oppure, come nel caso dell’imprenditore e manager di Fastweb Silvio Scaglia, detenuto ingiustamente e da innocente per un anno nelle carceri italiane e poi assolto in tre gradi di giudizio, queste inchieste tendano a creare capri espiatori e a rovinare moralmente persone che poi si dimostrano innocenti, come nel caso esemplare di Enzo Tortora, che in prigione, prima di essere completamente assolto, sviluppò un tumore dovuto allo stress che lo portò alla morte.

Ecco perché non si può lasciare ai mass media il privilegio di incastrare persone corrotte: questo deve essere prerogativa dell’azione penale. Purtroppo, l’azione penale si trova a fare i conti con situazioni limite, tra cui l’abuso della carcerazione preventiva, che si rivela una tortura fisica e psicologica (come rilevato dall’Unione Europea, che ha multato diverse volte il nostro Paese per le condizioni detentive e per la mancanza di diritti umani), fino alla lunghezza dei processi. La carcerazione preventiva, unita alla lentezza dei processi, diventa un virus letale per chi capita, innocente o colpevole, nelle tenaglie della giustizia italiana.

Come abbiamo scritto sopra, i processi sono lenti in molti Paesi, anche avanzati come gli Stati Uniti d’America, soprattutto per i processi importanti, perché devono accertare la verità il più possibile, con indagini condotte da polizia scientifica, carabinieri, psicologi, psichiatri e magistrati inquirenti.

Tutte queste figure collaborano in buona fede nella ricerca della verità per fare giustizia. Tuttavia, bisogna chiedersi: queste figure sono pagate adeguatamente? In Italia, per esempio, la macchina investigativa vede magistrati che non sono inferiori di numero rispetto ad altri Paesi europei e che, allo stesso tempo, non ricevono paghe inferiori ai loro colleghi; anzi, si può dire che la magistratura garantisce un tenore di vita benestante rispetto a tanti altri lavori, anche da colletti bianchi.

Questo ci collega ai costi della politica. Prima della legge che ha vietato il finanziamento pubblico ai partiti, voluta dal Partito Radicale e dal partito La Rete nei primi anni ’90, i partiti prendevano finanziamenti dallo Stato. L’inchiesta di Tangentopoli fece luce su finanziamenti illeciti per quasi tutti i partiti italiani e pose fine, dopo le proteste popolari, al finanziamento pubblico. Oggi, i partiti si autofinanziano in parte, ma rimane una quota da parte dello Stato che non si è mai riusciti a eliminare.

Molti politici hanno criticato la rimozione del finanziamento pubblico ai partiti, sostenendo che ciò avrebbe favorito solo i grandi imprenditori o le lobby, come negli Stati Uniti, dove le campagne elettorali sono finanziate da gruppi privati. Anche in Italia, dopo il 1994, si verificò una rapida ascesa di imprenditori in politica, tra cui il caso di Silvio Berlusconi.

Oggi vediamo il risultato della mancanza di finanziamento pubblico nella debolezza dei partiti, nella mancanza di figure emergenti e nella fragilità della formazione politica e culturale dei nuovi politici. La politica si è sempre più “americanizzata”, con forti legami con interessi privati.

D’altra parte, il costo sproporzionato della politica alimenta il populismo, con leader che urlano contro le élite e la corruzione, spesso senza reali soluzioni. Bisognerebbe spiegare che la politica fa parte dei costi dello Stato e che, per riformarla, bisogna riformare l’intero sistema statale, riducendone i costi per redistribuirli verso chi è rimasto indietro.

Cioè in sintesi riduciamo i costi dello Stato e non solo della politica ,e versiamo quei soldi ai poveri oltre ai soldi che versiamo essi provenienti dalle attività tassate del Pil.


Ragionare con questa terminologia cioè Stato invece che solo “Parlamento e politica” ci rende piu’ chiaro il problema.Perchè sono diverse le categorie dello stato (dalla magistratura,alla presidenza della Repubblica,agli studiosi che ruotano intorno ad un politico e lo consigliano,fino ai giudici ecc ecc)che neccessitano di un opera Riformista e Non violenta

.Da un lato per esempio non si può equiparare come fanno certi populisti tutti i costi della politica sulla stessa bilancia.Perchè un conto sono i costi dei Senatori fino ai Senatori a vita (che diventano Senatori a vita perchè alcuni di loro hanno avuto attività scientifiche,universitarie ecc diverse dalla politica e quindi beneficiano già di quei proventi di quelle attività e in piu’ gli viene corrisposto il vitalizio da senatore),fino ai professori universitari cattedratici ed rettori ,fino alle pensioni nell’esercito per i piu’ alti in grado ,e poi per dirla tutta fino ai costi della politica nelle regioni dove si è visto che i politici eletti in alcune regioni guadagnano di piu’ di un deputato a Roma.Questo solo per parlare dello stato italiano ,ma si potrebbe anche tassare maggiormente istituzioni che hanno sede al di fuori dello stato laico come la Chiesa Cattolica.


Ecco che è neccessario secondo chi scrive ridurre i costi dello stato e non della politica in generale,e appropiarsi di questa terminologia ,in quanto la politica ha per sua natura dei costi ,che devono esserci ,da quelli per un tesseramento di nuovi iscritti che non sia troppo esoso e allontani le persone dai partiti ,fino alla stampa di materiale informativo ,libri ,gadget ecc .

Insomma anche la politica come tutte le cose ha le sue gerarchie e allora non bisogna ridurre il costo delle sezioni locali (che di molti partiti mancano e molti partiti non sono vicini alle persone e radicati tra la gente e le comunità locali )ma bensi ridurre i costi li dove ci siano persone che hanno già emolumenti molto alti,in tutti i settori dello stato.Ma questo lo si può fare tagliando dapperttutto nei “piani alti” ma non tagliando tutto,in quanto è neccessario per esempio che in Parlamento ci siano due camere una per i deputati che producono le leggi e una per i Senatori piu’ anziani che le ristrutturano e le discutono con saggezza,è neccessario che ci sia una Presidenza della Repubblica che abbia anche la sua vistosità ma non che sia l’unica nel mondo ad avere quel livello di vistosità,è neccessario che ci siano dei magistrati ben pagati per le responsabilità che hanno ma anche che rinuncino a qualcosa per efficientare la giustizia,renderla piu’ veloce e conforme alle aspettative europee.


Insomma il motto è “Se tutti ai piani alti danno qualcosa ma non troppo è già un bell’affare per i poveri”.
E allora forse si ritornerebbe ad una politica sana ,senza stravolgimenti populistici ,guerre di classe e odio ,ma anche meno scandali e corruzione e ci si potrebbe avviare verso l’obiettivo di una Patria Comune Europea.Questo lo scriviamo anche in vista del nuovo corso Trumpiano ,il periodo difficile che prova tutta l’Europa in questi ultimi anni ,e i rischi che ci sono per le nostre economie come singoli stati ,ed è neccessario come hanno ricordato diversi gruppi politici in seno all’Europarlamento (ma ieri lo hanno fatto anche i gruppi socialisti rappresentati nell’Internazionale socialista tra cui i leader del Partito socialista italiano Enzo Maraio e la leader del Partito democratico Elly Schlein ),la neccessità di una difesa europea che venga finanziata dalle nazioni europee e che non si finanzi togliendo soldi ai diritti sociali.
EDOARDO BUSO