Ci sono due modi per affrontare il problema del lavoro in Italia.Il primo è affrontarlo o proprio non affrontarlo magari con strumenti antiquati ,come sta facendo il governo Meloni che di certo non ha cancellato le “tutele crescenti” introdotte dal governo Renzi ,ma ha reintrodotto lavoro precario,straordinari e voucher.Insomma non è difficile esaminare che il centrodestra ha un idea del lavoro da anni ottanta e novanta che non va piu’ bene oggigiorno.
Ma anche la sinistra e il terzo polo (tranne Italia viva di Renzi)sbagliano a puntare tutto
sul salario minimo.Introdurre un salario minimo come in molti paesi occidentali ,europei e Usa ,di nove euro l’ora qui da noi in Italia.Il partito di Bonino e Della Vedova Piu’ europa ha aderito alla proposta della segretaria Schlein del Pd di proporre una legge per il salario minimo,ma si è confrontato nell’ultima convetion con l’economista Carlo Cottarelli che si era detto contrario a misure di questo tipo.
Cottarelli si dice contrario per via di una visione che premia il merito di tipo liberale.Ma si potrebbe essere contrari al salario minimo anche per vie traverse e partendo da considerazioni di centrosinistra.
Per quanto mi riguarda sono favorevole ad un mondo del lavoro dove le tutele siano sempre piu’ crescenti per tutti e al superamento di una legge come quella Biagi che va riformata,che è stata un ottima legge in un ottimo tempo,ma adesso è superata e superabile.
Tuttavia se parliamo di salari che sono connessi a produttività e inflazione (argomenti che la Schlein non tocca mai perchè è piu’ filosofa della politica che economista)torniamo giocoforza a quello che è stato il dibattito negli anni settanta e ottanta ,prima con la politica dei redditi proposta dal partito repubblicano italiano e da Ugo La Malfa poi con la scala mobile.La politica dei redditi che verteva sulla crescita dei salari solo se fosse cresciuta la produttività ma anche su un livellamento delle sperequazioni capitalistiche ,fu una politica che trovo piu’ consenso nella Germania ordoliberale e di Angela Merkel dopo la caduta del muro di Berlino,quando per un decennio la crescita della Germania dopo il colpo della crisi comunista legata alla dissoluzione dell’Urss,si realizzo proprio su salari bassi e su servizi efficienti.
Stesso dicasi per i paesi del nord europa,dove i salari sono piu’ alti che in Italia,ma dove metà del salario è versato in tasse che servono per tutelare il cittadino dalla “culla alla tomba”.
Ora come negli anni settanta e ottanta quando fu neccessario togliere la scala mobile per non aumentare l’inflazione,il tema è sempre come coniugare una produttività decrescente da noi in Italia,con dei salari giusti e legati al potere d’acquisto,in piu’ come garantire servizi efficienti per tutti e quindi un welfare universalistico.
Se da sinistra si pensa di risolvere tutto invece che aumentando la produttività ,universalizzando e riformando il welfare per tutelare i piu’ bisognosi ,solo aumentando il salario per chi è ancora “fortunato” e lavora,ci troveremmo di fronte piu’ ad una politica neoliberista o quantomeno corporativa e aziendalista ,piuttosto che ad una visione sociale che deve garantire ammortizzatori sociali,accesso ai servizi,equità nel pagamento delle tasse ,ricambio generazionale,e piu’ produzione di ricchezza visto che siamo ancora di base una nazione esportatrice.
Insomma per adesso a parte il terzo polo che ha chiamato in campo Cottarelli e altre persone capaci ,sia nel Pd sia nel centrodestra si vedono solo differenti approcci ma tutti e due antiquati per risolvere i problemi che si pongono attualmente.
Tuttalpiu’ bisogna dire che l’aumento del salari con conseguente inflazione è piu’ un fenomeno nordamericano,di una società dove mancano servizi pubblici e “gratuiti” quindi nell’ordine delle politiche neoliberiste che credono che si possa agire piu’ sui consumi (salari piu’ alti per consumare)dopo aver risolto il nodo produttività.La Schlein lo sa?
EDOARDO BUSO