E’ ferragosto ,e la politica si spopola.Giorgia Meloni va in vacanza in Albania e non boccia completamente prima della pausa
estiva la proposta del salario minimo,prima della visita al presidente albanese Edi Rama,chiede di elaborare delle proposte
su questo argomento al CNEL diretto da Renato Brunetta.
Ma ci sono dei rischi connessi al salario minimo o è la panacea a tutti i mali?.
Prima di tutto bisogna dire che la proposta del centrosinistra (Italia viva esclusa)sul salario minimo è meno portatrice di rischi
a livello di inflazione e costi,perchè essa non si basa su un salario minimo,che devono elargire le aziende ,ma bensi su un fondo statale.Una
specie di compensazione ,pagata con i soldi della comunità nazionale ,per venire incontro in tempi di forte crisi legata a fattori economici
internazionali ,ai percettori di salari che non arrivano ai nove euro l’ora.
In questo senso un fondo compensativo non aumenta l’inflazione.Ma se veramente dovessero essere le aziende ad innalzare i salari?
Sicuramente in quel caso rispondono molti esperti,avremmo un aumento dei costi dei prodotti e dei servizi che risentirebbero dell’innalzamento dei salari.
Innanzittutto va detto che i nove euro l’ora potrebbero non essere un duro colpo ai datori di lavoro e non dovrebbero costituire la pretesa di aumentare il costo
del prodotto finito e smercaito nei mercati nazionali e internazionali.
Ci sono paesi all’interno dell’Unione europea e stati del nord america che hanno salari minimi e massimi che superano di ben lunga i nove euro l’ora.
Ma naturalmente il salario è la corrispettiva della produttività;una azienda capace e produttiva che si arrichisce,che si espande e cresce può permettersi di aumentare i salari.
Una azienda in crisi no.In Italia infatti ci sono molte aziende in crisi sul lato della produttività.
In molti paesi europei anche il settore dei servizi ha visto nel lungo periodo con il salario minimo impostato per legge e l’orario di lavoro ridotto ad otto ore,con l’obbligo di
non fare gli straordinari ,una lievitazione dei prezzi.Si pensi ai paesi del nord europa sopprattutto alla Svezia,dove una pizza (al di fuori di speculazioni che esistono anche da noi)può costare
25 euro,rispetto ai cinque euro di una margherita nostrana.
Abbiamo in alcuni paesi salari che partono dai quindici e arrivano ai venti euro l’ora.Ma abbiamo anche una manodopera fortemente specializzata.Negli ultimi anni in Norvegia paese ricco perchè ha anche
risorse petrolifere ,pero’ sta venendo meno la presenza di tecnici che vogliano fare lavori meno qualificanti,dalle badanti ,ai pizzaioli ,agli infermieri che noi definiamo Oss.
Insomma piu’ una nazione ha laureati in materie che hanno un ritorno produttivo e di arricchimento per la nazione e dove queste professioni sono pagate molto ,piu’ i giovani che si stanno diplomando
grazie a scuole altamente professionalizzanti ,scelgono percorsi che li allontanano da lavori ripetitivi,di poca qualificazione ecc.
Naturalmente in questi paesi nordici c’è un ritorno allo stato in termini di tassazione della ricchezza che può essere maggiormente redistribuita,perchè c’è meno evasione fiscale.Ma ci sono anche aziende
di maggiore grandezza e di maggiore specializzazione come diverse multinazionali.
Un aumento del salario minimo se dopo deve essere ammortizzato da spesa sociale per coloro che non avranno piu’ accesso al lavoro ,poichè gli imprenditori preferiscono delocalizzare la produzione che innalzare i salari ,
costituirebbe solo un modo di implementare debito pubblico e inflazione dei costi,tenendo conto che l’imprenditore deve anche sostenere il costo degli impianti produttivi e rischiare ogni giorno il suo capitale nel mercato internazionale +
cosa non da poco.
Per adesso un fondo pagato dalle tasse va bene in Italia,ma purchè superata la fase di crisi si possa recedere.
Altro punto debole è il sociale per le persone che non percepiscono salari.Infatti e’ sbagliato aumentare i salari e allo stesso tempo ,ridurre ammortizzatori sociali come il reddito di cittadinanza,come ha fatto il governo Meloni.
Il centro sinistra dovrà pensare nelle sue proposte programmatiche ad un sociale piu’ orizzontale che non includa solo i lavoratori e escluda i non lavoratori ,perchè altrimenti pensando solo al lavoro
e non ad una sicurezza sociale flessibile si torna solo al socialismo o marxismo otto-novecentesco.

EDOARDO BUSO