Se prendiamo un brand globale,per esempio un cantante pop come Britney Spears abbiamo già un prodotto globale che tutti possono
comprendere,utilizzare siano essi asiatici,americani,africani ecc.Sopprattutto ma non solo per il fatto che il brand è in lingua inglese.
Non è solo questo.Ci possono essere brand di lingua spagnola o italiana ed essere comunque apprezzati da tutti nella globalizzazione.
Il problema di questo tipo di concezione della globalizzazione è legato al fatto che il brand è un prodotto commerciale,anche se parliamo di musica
e quindi viene trattato come prodotto consumistico anche se è culturale.
Esso da prodotto commerciale e consumistico può generare grazie al messaggio che veicola dei cambiamenti interiori o esteriori pratici ,ma non incide
ideologicamente o materialmente pragmaticamente sulla realtà globale.In quanto diventa prodotto globale che viene assorbito da una dimensione locale ed
poi il ciclo si esaurisce li.Il mondo locale non è cambiato con i suoi parametri economici (salari,povertà,ricchezza ecc)dal brand che viene consumato
ma non afferma una ideologia totale della globalizzazione,o meglio un modo che la globalizzazione ha di uniformare il “locale “di miriadi di consumatori di quel brand.
Proprio perchè per incidere sul locale nella sua forma di vita organizzata socialmente e politicamente dovrebbe essere un prodotto politico.
Ma già dire un prodotto politico potrebbe essere un fattore questo destabilizzante se vogliamo una reale affermarsi della globalizzazione.In quanto la politica che abbiamo
conosciuto fatta da movimenti,capi di stato ,partiti ,gente comune,rivoluzionari è sempre di parte ,di una parte specifica e non si adatta alla molteplicità delle masse della globalizzazione
Una politica globale non può essere ne il nazionalismo ne il socialismo reale ,in quanto deve continuare a far convivere all’interno delle masse i ricchi e i poveri.
Per sua natura è piu’ probabile che in questa epoca che ci porterà forse se i popoli della terra e le sue governance lo vorranno ad una effettiva globalizzazione,per
un dato periodo la forma di organizzazione politica ed economica sarà il liberalismo con tinte sociali,l’unica vera ideologia (che ideologia non è perchè nasce da determinate dinamiche che spiegava già
nel settecento Adam Smith dette dinamiche spontanee)che è resistita al cadere per ultimo dopo nazismo e fascismo e al venire meno di forme di democrazia con tinte cristiane o islamiche,ed è soppravvissuto
al cadere del socialismo reale che voleva creare una globalizzazione del proletariato dagli anni cinquanta agli anni novanta con il suo crollo dopo l’abbattimento del muro di Berlino.
Sarà neccessario quindi spingere verso una globalizzazione della comunicazione dove dei brand umani-ideali sostituiscano i partiti ,le ideologie,e superino i brand dei consumi.
Molto in questo senso sta facendo l’ecologismo.Ma esso può trasformarsi da amore per la natura e la sua preservazione,in ideologia eversiva e distruttrice quanto il socialismo reale.
Insomma è neccessario che in questa globalizzazione gli individui interagiscano creino dei “brand umano ideali” al di fuori delle ideologie ed convergano con la politica e le governance nazionali verso un
punto di equilibrio.Anche perchè c’è il rischio che si creino delle globalizzazioni e delle controglobalizzazioni.La globalizzazione dei climatologi ed ecologisti e quella contraria degli inquinatori e sviluppisti iperconsumisti.
Saremmo cosi tornati al punto di partenza,perchè le controglobalizzazioni e le <> inciderebbero sul locale,e non sarebbero invece come nei brand consumistici un prodotto de-ideologizzato
Il problema vero è che è neccessario creare dei prodotti politici meno ideologici possibili che abbiano lo stesso delle motivazioni umano idealistiche.
In questo senso il processo della globalizzazione dovrà essere spontaneo ,e dovrà slegarsi da personaggi ,ideologie ,partiti del passato dovrà essere un atto fondativo unico.
Questo forse sarà reso possibile dalla rapidità delle comunicazioni globali ,sopprattutto grazie a internet.

EDOARDO BUSO

CONSUMER BRANDS ARE ALREADY ACTING AS GLOBALIZERS, NOW THE IDEAL HUMAN SIDE IS MISSING

If we take a global brand, for example a pop singer like Britney Spears we already have a global product that everyone can
understand, use whether they are Asian, American, African, etc. Above all but not only due to the fact that the brand is in English.
It’s not just that. There can be Spanish or Italian-speaking brands and still be appreciated by everyone in globalization.
The problem with this type of conception of globalization is linked to the fact that the brand is a commercial product, even if we are talking about music
and therefore it is treated as a consumer product even if it is cultural.
From a commercial and consumer product it can generate thanks to the message that conveys practical internal or external changes, but does not affect
ideologically or materially pragmatically on the global reality. As it becomes a global product that is absorbed by a local dimension and
then the cycle ends there. The local world has not changed with its economic parameters (wages, poverty, wealth, etc.) from the brand that is consumed
but it does not affirm a total ideology of globalization, or rather a way that globalization has of uniforming the “local” of myriads of consumers of that brand.
Precisely because to affect the local in its socially and politically organized form of life it should be a political product.
But already saying a political product could be a destabilizing factor if we want a real affirmation of globalization. Since the politics we have
known made by movements, heads of state, parties, ordinary people, revolutionaries is always biased, of a specific party and does not adapt to the multiplicity of the masses of globalization
A global policy can neither be nationalism nor real socialism, as it must continue to bring together the rich and the poor within the masses.
By its nature it is more probable that in this era that will lead us perhaps if the peoples of the earth and its governance will want it to an effective globalization, for
a given period the form of political and economic organization will be liberalism with social overtones, the only true ideology (which is not an ideology because it arises from certain dynamics which already explained
in the eighteenth century Adam Smith called spontaneous dynamics) which resisted the last fall after Nazism and fascism and the disappearance of forms of democracy with Christian or Islamic hues, and survived
to the fall of real socialism which wanted to create a globalization of the proletariat from the fifties to the nineties with its collapse after the demolition of the Berlin wall.
It will therefore be necessary to push towards a globalization of communication where human-ideal brands replace parties, ideologies, and surpass consumer brands.
Ecologism is doing a lot in this sense. But it can be transformed from love of nature and its preservation into a subversive and destructive ideology like real socialism.
In short, it is necessary that in this globalization individuals interact and create “ideal human brands” outside of ideologies and converge with national politics and governance towards a
point of equilibrium. Also because there is the risk of creating globalizations and counter-globalizations. The globalization of climatologists and ecologists and the opposite one of polluters and hyper-consumer developers.
We would thus have returned to the starting point, because counter-globalisations and <> would affect the local, and would not instead be a de-ideologised product as in consumer brands
The real problem is that it is necessary to create the least ideological political products possible that have the same idealistic human motivations.
In this sense, the process of globalization will have to be spontaneous, and it will have to detach itself from characters, ideologies, parties of the past and it will have to be a single founding act.
Perhaps this will be made possible by the rapidity of global communications, above all thanks to the Internet.

EDOARDO BUSO