folla oceanica a raduno pro Erdogan nella foto

A Bruxelles nei prossimi giorni si parlerà oltre che di debito pubblico comune tra gli stati membri e di soldi da stanziare
per un inflaction act europeo,anche di Turchia.Perchè gli occhi degli osservatori internazionali saranno puntati su Ankara
e sulle elezioni che si terranno li nei prossimi giorni.
Erdogan è stato il leader utile per ogni occasione,da utilizzare e poi gettare via sopprattutto per le democrazia occidentali.
Facendo l’anamnesi ai governi del leader turco succedutisi fino ad adesso che scriviamo,vediamo che anche la Turchia ha avuto rapidi
trasformismi.

Da posizioni piu’ moderate ,quelle dei primi anni duemila,che hanno premiato la Turchia fino a portarla a divenire
membro della Nato ,Erdogan paventano gli analisti ,si è sempre piu’ buttato verso posizioni identitarie,sovraniste e islamiste.
Il suo governo è stato sempre piu’ nepotista (si pensi ai rapporti di parentela con il ministro dell’economia dopo le speculazioni
sulla lira turca e il rischio crollo monetario di qualche anno fa).
Ma allo stesso tempo la Turchia si è ricavata un ruolo internazionale,sia con i paesi occidentali come membro Nato sia con i paesi
del blocco orientale.E’ stato lo stato che piu’ di tutti ha saputo media su molti temi,dalla guerre statunitensi in medio oriente
fino al conflitto russo-ucraino americano Nato.


Infatti Erdogan pur avendo un piede in Occidente ed essendo influente su molti temi cari alle democrazie (si pensi all’Italia
e all’Europa sull’immigrazione clandestina)allo stesso tempo si è posto non in posizioni astiose ma collaborative per interessi strategici
con il blocco orientale in particolare la Russia di Putin.
Quella di Erdogan è presto per dirlo ,può essere stata una resistenza ,o l’ultima resistenza culturale di una nazione moderna e modernizzata
alla globalizzazione culturale occidentalistica?
Si pensi che si può dire tutto ma non che la Turchia non sia moderna.Perchè già ai tempi dell’Impero ottomano con Kemal Ataturck e la setta
“massonica” dei Giovani Turchia la Turchia si laicizzava con ritmi piu’ veloci degli altri paesi islamici e adottava il pensiero liberale.


Ma adesso come adesso c’è un limite al liberalismo o meglio al libertarismo?Esistono degli anticorpi per le nazioni meno moderne tra le moderne
contro il lassismo di una certa visione radical -progressista?
Quegli anticorpi che l’Europa e gli Usa sembrano non avere piu’ ,dove la Chiesa è debole e inascoltata su molti temi ,anzi
subisce spinte disgregatrici interne.
Non è cosi in Turchia per esempio ,nella Russia di Putin e addirittura in Israele,dove il longevissimo per legislazioni Nethanyau ha cercato
l’alleanza con gruppi partitici sempre piu’ di destra ,conservatori e di matrice religiosa.


Quale significato assume dunque la resistenza culturale alla globalizzazione nei paesi emergenti?Ma non solo anche nelle democrazie consolidate (Israele)che
hanno semmai insegnato la politica democratica anche a nazioni europee?.
Non si può fare di tutta l’erba un fascio ,e paragonare Erdogan Nethanyau e Putin.Ma tutti e tre queste nazioni vogliono difendere una certa identità di fronte
al relativismo occidentale e al rischio della democrazia colabrodo senza piu’ valori e identità.Si pensi che su Putin e Erdogan il giudizio da parte degli occidentali
è cambiato nel tempo,da leader democratici a modo loro sono sempre più stati addittati tardivamente come Oligarchi e despoti.
Nethanyau anchesso seppur piu’ democratico viene visto come un accentratore del potere.
In Turchia ha sfidare Erdogan sarà il partito repubblicano del popolo che vuole fare sue alcune posizioni delle democrazie avanzate come il mondo lgbt ecc.


Alcuni analisti tentano di spiegare il fenomeno Erdogan anche come cronaca giudiziaria.Un governo despotico,poco trasparente che ha rapporti con il mondo della criminalità
si pensi alla setta dei cosidetti Lupi grigi movimenti di estrema destra e islamisti identitari.
Penso che questa narrazione lascia il tempo che trova.La criminalità è dapperttutto e non esiste una criminalità “sovranista” e anti globalista.


Quello che salta all’occhio invece è che paesi che non si trovano completamente in una sfera ideologica,e transitano tra piu’ ideologie e narrazioni o nel fluire del tempo
cronologico ,o nello stesso momento possono anchessi porsi come “resistenza culturale alla globalizzazione”.
Quando trattiamo di Russia nazionalista e ortodossa (il Pope russo non ha condannato l’invasione dell’Ucraina),la stessa Russia che cerca un identità collegata al passato comunista
quando parliamo anche di Turchia come crocevia tra l’islamismo moderato e liberale dei Giovani Turchi ,il capitalismo strategico e postliberale di Erdogan e la riaffermazione di valori
identitari islamici,quando parliamo infine di Israele di uno stato multietnico ,capitalista,democratico che con gli accordi di Abramo ha trovato la quadra alle relazioni medio-orientali
ci troviamo a parlare non di stati integralistici al parossismo come potrebbe essere l’Iran,ma di democrazie con tratti “pesanti” e differenti dalle democrazie basate sui principi popperiani
e della società aperta occidentali.


Fatto sta che queste democrazie con elementi “pesanti” si spostano sempre piu’ verso una critica della globalizzazione culturale o meglio il “mondialismo”,mentre la sinistra progressista critica la
globalizzazione economica,e la destra liberista si pensi all’Italia dopo anni di critiche al mondialismo economico oggi si integra nelle politiche della Nato e dell’Europa con meno coraggio di prima.
Possiamo ben dire che questi leader come Erdogan o Nethanyau criticabili quanto si vuole ,riescono ancora a imporre la loro identità nel mondo,e questo puo’ essere un bene (per la mediazione si pensi
al conflitto russo ucraino)dove la Turchia ha giocato un ruolo fondamentale e si spera lo giochi in futuro a mitigare certe politiche eccessive della Nato.Per il resto i paesi emergenti guardati con distacco
sembrano ancora troppo asincroni rispetto a quegli “ideali” popperiani mertellati dai media globalisti.

EDOARDO BUSO