Governo Berlusconi ,ministro Sacconi Social card 2001-2008

In Italia oltre a grandi problemi come le infrastrutture,negli ultimi anni è cresciuto anche il problema della povertà:colpa di crisi globali che si sono intersecate e sovrapposte a una crisi italiana,che è stagnazione secolare del sistema pubblico ,poca innovazione del sistema privato,pochi investimenti e pochi soldi per grandi opere e ammortizzatori sociali.
Il problema della povertà non andrebbe affrontato con un modello unico ,statalista e dirigista,dove (nemmeno il centrosinistra lo pensa piu’ cosi),tutti devono essere uguali e aiutati nello stesso modo dallo stato.Anzi secondo la sinistra di un tempo quella comunista e postcomunista che ha imperversato prima del renzismo ,doveva essere il cittadino a rivolgersi allo stato se povero.Certo si denotava una mancanza di ammortizzatori sociali moderni e di tecnologie informatiche che si stanno diffondendo solo oggi con pervicacia nel sistema pubblico e della pubblica amministrazione.Ammortizzatori sociali per quanto incompleti come il reddito di cittadinanza sono da salutare come un bene.Che si parli di povertà in un mondo in cui può crescere la tecnologia,può crescere il pil anche se esso cresce sempre meno di una volta,e allo stesso tempo l’automazione espulge disoccupati,è un bene.
Il problema della povertà diverra’ sempre piu’ martellante,ma è necessario che non si ricorra a sistemi onnipervasivi e invasivi per combatterlo.
Il reddito di cittadinanza per esempio coniato dal movimento cinque stelle è uno strumento difforme che per come è stato messo in atto ha poco di universalistico,poco di europeo ,ed è malato di statalismo.Infatti pensiamo ad uno strumento che è divenuto dispendioso (arzigogolato)difficile da strutturare,si pensi alla neccessità dei navigator ovvero dei nuovi impiegati pubblici per metterlo in atto assunti in un paese dove manca lavoro industriale.Si pensi poi che al reddito di cittadinanza si accede facendone richiesta.E questo lo trovo sbagliato e paradossale,infatti sentiamo vomitare ogni mese dai telegiornali i numeri sulla povertà degli istituti di statistica dall’Istat al Censis.Come mai l’Inps non sà già chi sono i poveri?In piu’ l’Inps ha un sistema informatico farraginoso a dir poco ,bisognerebbe prima informatizzare ben bene l’Inps e poi pensare al sociale.In molti casi il reddito di cittadinanza richiesto e stato poi revocato anche se a farne richiesta erano i patronati ,i caaf ecc.Un meccanismo talmente intricato che nemmeno gli addetti al settore ne vengono fuori.Un meccanismo per chiedere un ammortizzatore sociale da Venezuela Maduriano piuttosto che da primo mondo.Si spera che nel futuro ,nei tempi delle intelligenze artificiali anche l’Inps e i governi possano sapere con certezza chi sono i poveri della loro nazione (come succede negli Usa dove tutti pagano le tasse e non fanno i furbi)e possa mettere in atto programmi per la povertà che includono dai buoni pasto fino al lavoro sociale fino alle detrazioni sanitarie all’edilizia popolare o i mutui agevolati ,fino ai sussidi che devono andare ai poveri.Un tempo fino agli anni novanta un certo clientelismo assistenzialista legato alla prima repubblica suppliva a questi problemi.Dopo per decenni prima della social card Berlusconiana e del reddito di cittadinanza dei cinque stelle il problema povertà è stato negletto alla politica,in un mondo in trasformazione.E’ per questo motivo che non si può accettare un ultraliberismo che pensa che tutto vada bene e che il mondo da sogno lo abbiamo già,forse non si potrà nemmeno accettare un certo solidarismo populista di stampo sud americano ,peronista o mediterraneo.Ma è un dato di fatto che il problema scotta.Berlusconi propone aumenti alle invalidità,Letta propone elargizioni per i diciotenni,Mastella da buon Demitiano dice che se Berlusconi propone mille lui propone milleventi di aumento.
La lotta alla povertà va fatta ma pensando anche alla crescita ,perchè la povertà la si sradica solo nelle società ricche se c’è la buona intenzione di farlo .Laddove ci sono piu’ ricchi e classe media rispetto ai poveri ci sono le entrate per dare ai poveri.Laddove invece ci sono solo poveri i soldi degli stessi poveri possono circolare da una tasca all’altra ma i poveri non diventano un pò piu’ ricchi,teniamo conto anche di questo.Propongo al centrodestra se andrà al governo di ripensare alla misura della social card ma che venga attribuita dallo stato con certezza a chi è povero estendendola poi anche ai medio poveri in base al quoziente famigliare.Insomma sia lo stato che si muova per il cittadino una buona volta ed eviti procedure complicate che come è stato dimostrato da diverse esperienze di cronaca producono solo fumo negli occhi.

EDOARDO BUSO