
L’Italia è in stallo colpita dall’inflazione mondiale e da un alto debito pubblico,e la politica pensa di poter riuscire da sola a risolvere con ideologie o mix ideologici i problemi che attanagliano il bel paese.Non è piu’ e non sarà piu’ cosi ,perchè non si puo’ contare solo su una politica redistributiva (che è anche neccessaria)solo attribuendo a caio e sempronio dei bonus ,ma bisogna pensare anche ad una politica di mercato e industriale.Non basteranno piu’ le piccole e medie aziende che sono già in crisi se esse stesse non si rivalutano ,vengono aiutate e vanno verso una internazionalizzazione come le loro cugine europee.E non può essere efficiente ed efficace una visione come quella del neo-industrialismo nazionalista o dirigista di sinistra che pensa si possa tornare all’Iri e costruire ex novo l’industria magari statalizzandola.
Il problema come ho ricordato negli scorsi articoli adesso come adesso non è avere un industria autoctona ma bensi attrarre investimenti dall’estero e questa capacità l’Italia non l’ha dimostrata fino in fondo ,a parte le migliaia di fusioni e aziende comprate per esempio da Francia,Emirati ,Cina e Usa ma è ancora poco.E’ neccessario che altre nazioni possano venire a produrre in Italia.Non è solo un problema nostrano ,perchè anche nel resto dell’Europa l’inflazione e la poca dinamicità del continente rispetto agli Usa causa gravi squilibri economici ,lo ripetevano anni prima del Covid due economisti come Alesina e Giavazzi.
Il primo scenario si connota come tentativo per uscire subito dalla crisi che si pone doppia nel nostro paese rispetto ai cugini europei ,causata dal debito pubblico eccessivo,ecco perchè chiunque dovrà andare a governare dovrà pensare in primo luogo a ridurre il debito senza sacrificare il sociale.Lo si potrebbe fare inizialmente per un 10 o 20 per cento ,dismettendo patrimonio pubblico ,in particolare patrimonio immobiliare,in secondo luogo si potrebbero utilizzare quei soldi per investimenti in infrastrutture visto che le nostre infrastrutture sono arcaiche e tumescenti.
Il secondo scenario è quello di un Italia che non riesce ad accettare il fatto che le banche centrali da ottobre rialzino i tassi di interesse e quindi ci sia meno spazio per credito e per circolazione monetaria,ovvero spariscano gli aiuti europei al nostro sistema bancario e sociale e ci tocchi fare da soli.Se non si accetta questo si soffre di una sindrome di dipendenza dalla banca centrale europea che si vorrebbe per sempre “Draghiana” e con il quantitative easing facile.Non sarà piu’ cosi e se si implementa l’inflazione e il debito causa politiche sbagliate ,ci sarà il rischio che l’Italia debba fare la scelta obbligata di uscire dall’Europa in un clima sociale sconquassato ,lo scenario si chiude con un economia Italiana che perde tutte le sfide,quella della digitalizzazione,quella delle infrastrutture materiali e digitali ,dell’intelligenza artificiale,per tornare indietro come minimo di venti anni,in un poco idilliaco torpore.
Il terzo scenario è congiunto al primo,cioè se si rientra un pò dal debito pubblico ,si aprono nuove possibilità.Ma anche per completare questo terzo scenario il discorso non dipende solo da noi Italiani ma bensi dall’Europa e dagli altri giganti in gioco,Cina e Usa,perchè nel mondo della globalizzazione non si combina nulla senza politiche di interdipendenza e interistituzionalità.
La salvezza dell’Europa e proponiamo qui questa idea,puo’ venire solo da una maggiore interistituzionalità globale,e in un momento in cui la Russia si chiude a riccio ed è indebolita,solo un mega accordo commerciale tra Usa e Cina che riveda le regole del commercio mondiale,i diritti dei lavoratori garantendo maggiore equità e rispetto ambientale ,solo da questo mega accordo che ponga un riavvicinamento tra queste due grandi nazioni del mondo ,potrebbe dare frutto per il resto del mondo.Pensiamo che se la Cina e gli Usa si autogarantiranno una parificazione nel teatro mondiale,.divenendo delle potenze commerciali in senso cooperativo ci sia la possibilità che queste due potenze crescendo economicamente (e questa crescita e questo scenario è stato impedito dal Covid)le due potenze possano esportare le proprie industrie nel resto del mondo ,garantendo l’accesso al lavoro per miliardi di persone,trasformando l’Italia e l’Europa in hub strategici dell’industria del blocco commerciale “sino -americano”.Naturalmente è uno scenario che richiede alla Cina di trasformare le sue istituzioni in senso piu’ democratico ,”americanizzandole” come ha subito negli anni novanta e primi duemila una “americanizzazione” l’economia cinese che si è basata sul mercato libero.
Da una collaborazione in sede europea americana e cinese verso nuove relazioni commerciali puo’ venire la salvezza anche di un Europa che corre meno veloce.
EDOARDO BUSO