Fumio Kishida enters LDP leadership race as party sets voting plan | The  Japan Times

KISHIDA E IL NUOVO CAPITALISMO

Si è aperta l’era Kishida in Giappone e già il nuovo premier in campagna elettorale perpetua promette di riuscire a trasformare il capitalismo:Non è ben chiaro a cosa alluda Kishida ex delfino di Shinzo Abe quando parla di nuovo capitalismo,ma pare anche nel resto del mondo che nonostante negli anni dall’89 al 2008 le politiche monetarie delle istituzioni bancarie ,come per esempio il fondo monetario ,erano improntate al neoliberismo,negli ultimi anni,a partire da Giappone e America e in Europa con la crisi pandemica,si stia tornando a teorie piu’ keynesiane o neokeynesiane se non addirittura alla modern monetary theory.
Non è chiaro cosa sia questo nuovo capitalismo,perchè il Giappone di neoliberismo ne ha visto ben poco in questi ultimi anni,avvisa l’economista Paolo Guerrieri a radio radicale.Shinzo Abe già aveva costruito una politica di fortissimi stimoli fiscali,ancora piu’ forti di quelli della federal reserve,e si era concentrato su politiche espansive ,che hanno accresciuto il debito pubblico e azzoppato la crescita del Pil.
Kishida vorrebbe continuare su questa strada,con in piu’ un progetto di lotta alle diseguaglianze che si baserebbe sul fare ancora piu’ debito,aumentando salari e pensioni e aumentando l’imposizione fiscale sui grandi capitali ,operazione comunque poco riuscita fino ad adesso.

IL GIAPPONE TECNOLOGICO RESISTE
Però bisogna dire che nonostante il Giappone sia una nazione con una crescita dell’1 per cento o poco meno ,registra quindi tassi di crescita all'”Italiana” è ancora un paese progredito sul lato dell’offerta tecnologica o meglio è competitivo tecnologicamente.Possono dunque esistere economie in stagnazione dicono le analisi economiche ,ma allo stesso tempo specializzate in modo eccellente su alcuni prodotti (semiconduttori e via dicendo),allo stesso tempo il Giappone attrae industrie anche da paesi asiatici amici ,come Taiwan.
Come ben sappiamo un rivale fondamentale della crescita giapponese,è la grandissima Cina con una popolazione un pò piu’ giovane di quella giapponese.

LA FASE NEO COMUNITARISTA DI XI JINPING

La in Cina si aprira’ tra poco il plenum del partito comunista cinese ,e anche qui in Cina il libero mercato si dimostra vincente,ma con correzioni dal lato “psico-morale”,insomma rispetto alla Cina dei primi anni 2000 ,con la governance di Xi Jinping si sta manifestando una dottrina di tipo nazionalista,comunitarista,pesudo totalitaria ,che accetta si il libero mercato,ma vorrebbe congiungere la storia della Cina al passato ,quando il cittadino cinese aveva vincoli anche comunitari e morali verso la società.Notizie diffuse dai media anche italiani,ci parlano di un clima asfissiante e supermoralistico nella Cina di Xi Jinping che vuole riabilitare pure il grande Timoniere Mao Zedong.Insomma se il Giappone è adagiato sugli allori di una democrazia espansiva e inflazionistica,la Cina ripresenta aspetti sovranistici e punta all’aggregare i suoi cittadini sotto una dimensione culturale di tipo neocolettivistico,o meglio dire ,dirigere la vita collettiva.Meno individuo piu’ stato in Cina rispetto ai tempi di Deng Xiaoping (ed anche per questi motivi che la Cina deve essere contenuta dall’Occidente)e invece in Giappone la formula è piu’ spesa e piu’ uguaglianza.

TRA DEMOCRAZIE INFLAZIONISTICHE E STATI VERSO IL TOTALITARISMO

La strada democratica scelta dal Giappone riduce per colpa delle “aspettative crescenti” (Raymond Aron) la possibilità di una grande crescita economica,ma è preferibile la strada di Tokio e di Yishida,anche se la strada giapponese della maggiore uguaglianza keynesiana non si scontra come in Italia con problemi legati ad una stagnazione sia dell’apparato pubblico che privato,della bassa produttività su beni tecnologici di ultima generazione.Da noi la redistribuzione come fase successiva alla crescita,richiede prima di tutto riforme che sta facendo il governo Draghi tenacemente ,li in Giappone nonostante i tassi minimi di crescita è l’innovazione che permette maggiore redistribuzione ,ma non bisogna scherzare nemmeno li troppo con il fuoco del debito pubblico.

EDOARDO BUSO