Congo, il cobalto sfratta 100mila persone dal Sud Est del Paese: dicono,  "Allo Stato 10 miliardi di dollari", ma il FMI non ci crede - la Repubblica

Alcuni storici hanno visto nel socialismo e nel comintern creatosi dopo la seconda guerra mondiale il cosidetto comunismo di guerra.Oggi viviamo invece nell’epoca del capitalismo di guerra.Le grandi potenze si spartiscono le risorse ,giacimenti minerari in particolare,aldilà del petrolio,è il caso del litio.Ieri sera una bella inchiesta giornalistica su un programma rai si parlava della divisione internazionale dello sfruttamento e lavorazione del litio,tra regimi che lo sfruttano a tutto campo nel mondo,dall’Africa in Congo ,fino alla Mongolia ,fino prossimamente all’Afghanistan,il litio è il carburante decisivo per la green economy,serve per fare componentistica per elettronica e auto elettriche nonchè tablet,smarthpone.E per ora i maggiori produttori sono i cinesi,in un economia come è quella cinese protezionistica e dove non c’è certezza sui diritti umani degli operai che lo estraggono,in quanto in Cina non ci sono neppure i sindacati.E poi dopo la Cina viene la Germania,la Spagna dove si sono trovati vasti giacimenti nella penisola iberica,e sono sorti movimenti di protesta ,not in my backyard contro la creazione di miniere e l’inquinamento che ne deriva.Per anni abbiamo sentito dire che solo il nucleare era la piu’ terribile delle cose,e adesso ci accorgiamo che la rivoluzione verde invocata anche dal basso ha un costo umano per non dire di quello ambientale.Senza tirare in ballo gli estremisti dell’ecologismo che vorrebbero stare fermi e privarsi pure di computer e smarthpone ,leggi Greta Thunberg.
Il problema che risalta economicamente di questa divisione multinazionale e internazionale dello sfruttamento,è che essa piu’ del petrolio,è legata ancora a pochi attori sulla scena mondiale e in secondo luogo è basata prepotentemente sugli stati nazionali.E come se dopo l’entrata della Cina forse giustamente nel WTO ,la globalizzazione avesse preso un impronta sempre piu’ basata sugli imperi e gli stati nazionali:Le aziende europee e americane chiedono di ri-entrare in Cina a vendere e produrre dopo l’era dei dazi di Trump ma sono bloccate dalla politica americana.In Europa per far fronte al colosso cinese si pensa di estrarre litio e manganese in modo indipendente,e indipendenza è la parola chiave e tragica,perchè finche si pensa in questo modo non ci sarà inter-istituzionalità globale.Purtroppo è un fallimento questo sia dei protezionisti mondiali sia dell’Onu che doveva divenire l’agente istituzionale della globalizzazione ma ha dato cattivissimi risultati.Adesso si apre tra le potenze mondiali ,quello che il Professor Paolo Guerrieri ha chiamato nel suo ultimo libro :Partita a tre,Europa,Cina e Usa.Ma finchè rimaniamo ad un capitalismo di guerra peraltro lontano dalle profetizzazioni delle dottrine liberoscambiste delle varie scuole liberali come quella austriaca ,rimaniamo in un capitalismo manovrato dagli stati e aldisopra di regolamenti che mancano per regolare ed equiparare la convivenza e la democrazia nel mondo:Errori questi ,cioè quelli di non aver voluto la globalizzazione nella sua realizzazione piu’ estensiva,fatti sopprattutto dalle nazioni europee ,dalla Cina e dalla Russia ,contrariate dalla globalizzazione made in Usa e dal suo way of life.E adesso anche nel campo militare con l’Afghanistan e nel campo delle risorse strategiche paghiamo l’indebolimento della maggiore democrazia mondiale cioè gli Usa.Biden corra ai ripari e faccia presto.

EDOARDO BUSO