

Tanto tempo fà il blocco bloccante della democrazia,scusate il gioco di parole,era quello della lunga ombra di Yalta come scriveva in un suo famoso libro intitolato proprio cosi l’ex ministro degli esteri scomparso da poco del partito socialista italiano Gianni De Michelis.
Oggi il rischio per la democrazia è dato da un coagulo di forze politiche che si richiamano ad un sempre piu’ esacerbato autoritarismo.
Non è solo un problema italiano,le destre imperversano per esempio al giorno d’oggi con la loro critica alle chiusure per tutelare la salute dei cittadini dei governi Conte e Draghi,la destra di Salvini diventa cosi una fazione divisa tra ruolo parlamentare all’interno di un governo accettato e lotta anti-istituzionale accanto a blocchi elettorali e di favore.La destra sopprattutto ha le sue roccaforti sopprattutto nel centro italia dove avvenne quel grande trauma di Mafia capitale e dove la gestione della città di Roma fece scattare un ripensamento all’interno della ex Alleanza nazionale e fece nascere il gruppo Finiano di Futuro e libertà.
Oggi quella mancanza di una componente finiana e moderata,laica e europeista si riflette su una destra sempre piu’ estremistica,che parte da una lega che non si identifica piu’ con le sole regioni del Nord Italia,ma è diventata fenomeno nazionale ed internazionale.Le nuove destre si affacciano si anche a livello internazionale e sostengono regimi autoritari ,come quello di Putin che le finanzia.Il rischio è stato evidenziato dalla politologa americana di origine polacca Anne Appleblaum sul suo nuovo libro uscito in questi giorni anche nelle librerie italiane Il tramonto della democrazia.Il tema delle “identità ” e se queste identità forti vadano d’accordo con la democrazia era stato già qualche anno fà stato trattato anche dal grande politologo americano Francis Fukuyama.
Ma il neolinguaggio autoritario delle destre non si smaterializza solo sulle questioni geopolitiche o di “grande politica interna” ma si ammanta come scrive Nicoletti oggi sulla Stampa anche di neosimbolismi ,si tramuta in rigetto del buonismo asfissiante per afferrare una nuova ideologia cattivista(con esempi di bullismo).Il rischio è che visto i numeri esigui in parlamento del centro liberale e democratico ,le culture politiche moderate si appoggino sempre più al concetto di patriottismo e identità nazionale delle destre.Puo’ essere il caso di Forza Italia che sembra attraversare una crisi ideologica aldilà del tema delle libertà economiche ,del governo del mercato (una posizione ne’ liberista ma giustamente neanche interventista o statalista ,che ha il progetto dell’economia sociale di mercato di stampo Bismarchiano),ma aldilà di questo ,il ripiegamento di Berlusconi per problemi di salute e anzianità ,può’ lasciare aperta forza italia a contenuti sempre piu’ nazionalistici,che facciano riferimento alle categorie ideo-elettorali delle destre.Rimangono partiti come l’Udc di De Poli ,Piu’ Europa di Della Vedova e Azione di Calenda dall’aspetto piu’ riformista,ma sono sempre numeri esigui.
E dall’altra parte del tavolo ,abbiamo una sinistra quella massimalista di Grillo e del movimento cinque stelle o influenzata da Dalema che guarda con troppa faciloneria e simpatia alla Cina,ad un regime non democratico come ci dice la Appleblaum che ci esorta a lottare per salvare la democrazia.
Letta è una novità nella politica del centrosinistra ed è una grande novità che fa ben sperare,ed il fenomeno Letta nasce da grandi cambiamenti politici all’interno dell’Italia (Draghi)dell’Europa e degli Usa (il nuovo corso Bideniano).Letta è l’ago della bilancia e spetta a lui ricomporre in chiave liberale le forze democratiche e centriste ,sopprattutto dovrà criticare il fenomeno dello statalismo,del burocraticismo che blocca la nazione e portare l’asse della bilancia verso un riformismo di stampo europeo.Se non si fà questo rimangono le grandi ombre antidemocratiche ,quella cinese che guarda a sinistra e quella Russa mischiata al populismo che guarda a destra.Senza per questo togliere il fatto che personaggi come Orban ,Putin o Erdogan possa considerarsi degli statisti e bisogna dialogare con essi senza umiliarli ,ma allo stesso tempo evitare con determinazione che questi statisti a cui manca il fair play democratico di ultima generazione influiscono con il loro bullismo (apostrafando Jeb Bush )sulle democrazie occidentali.
EDOARDO BUSO