Mi domando a volte frequentando i parchi pubblici ,perchè se da un lato il trend di rispettare la natura si stia manifestando come elemento in ascesa,tuttavia esistano ancora persone giovani e non piu’ giovani che gettano cartaccie di merendine,snack,sigarette,profillattici sullì’erba,e a volte i cestini per il decoro pubblico siano superpieni di immondizie,dopo che molti giovani fanno festini seduti sulle panchine al parco,gozzovigliando,mangiando e bevendo.
Naturalmente questo articolo non è un articolo politico-economico di quelli che ci dicono se bisogna sposare le tesi degli ecologisti alla Greta Thunberg o le tesi dei negazionisti del cambio climatico.La verità sta nel mezzo ,e dobbiamo tuttavia imparare a rispettare di piu’ la natura,senza cedere al catastrofismo,ma molto di quello che predicano le istituzioni scientifiche i governi e gli attivisti ecologici è vero,dagli allevamenti intensivi ,fino alla deforestazione,fino alla riduzione del consumo di plastica.
Tuttavia mi accorgo sempre piu’ che certi ecologisti e certi anti-ecologisti sono pervasi dallo stesso errore,quello di dividere in due sfere tecno-materialità e natura.Insomma questa divisione è il prodotto della nostra mentalità ancora troppo antropocentrica,che divide i prodotti e i manufatti,quindi il mondo economico e produttivo dal mondo naturale e viceversa.E’ il retaggio di una cultura illuministica,umanistica e occidentale che a differenza delle culture pagane e neo pagane non vede il tutto nella sua indivisibilità e complessità.In un certo senso andare a fare un viaggio in auto,in treno o in aereo non è estraniarsi dalla natura.Anzi vedere la natura scorrere dal finestrino,vedere gli oceani,le luci delle città da alta quota,le skyline e i parchi,le foreste e via dicendo ,è sempre rapporto con la natura.Cosi come ormai dovrebbe essere superato certo ecologismo regressivo che condanna la società moderna di per se stessa e quindi anche la globalizzazione.Si può amare la natura pur essendo in una grande metropoli ,ricreando in uno spazio urbano atmosfere naturali ,si può amare la natura ascoltando musica elettronica prodotta con strumenti meccanici.si può e si dovrebbe considerare di piu’ la natura una cosa utilitaria.Mi rifaccio all’utilitarismo del setteccento di Jeremy Bentham che era anticamera del liberismo ,per dire che se considerassimo di piu’ la natura un oggetto di cui prendersi cura (parafrasando anche il filosofo tedesco Heidegger che diceva che l’uomo nella vita si prende cura degli oggetti),ecco penso che la rispetteremo di piu’:Cosi come un uomo che ha lavorato sodo si prende cura della sua Ferrari cosi bisognerebbe prendersi cura della natura,Naturalmente fu proprio la mentalità razionalistica e scientifica che divise le due cose (natura e tecnica),ma allo stesso tempo questa divisione fu il prodotto di una seconda divisione netta tra progresso moderno e industriale nel secolo passato e natura considerata come retaggio della cultura pre-moderna e contadina.Nacquero cosi negli anni sessanta movimenti ecologisti regressivi tanto a destra che a sinistra,dal Club di Roma in poi.Naturalmente il club di roma aveva ragione nel dire che la natura e limitata.Tuttavia non dobbiamo condannare in toto la cultura illuministica ,perchè nel settecento quando si fece strada l’illuminismo,ci fu grande attenzione ai processi naturali ,allo studio ,alla tecnica,alla natura che si mescolava al rinnovamento filosofico e dialettico.Insomma c’era tempo per speculare sulle cose ,riflettere.Oggi mancano questi spazi di riflessione.Come allo stesso tempo però l’illuminismo di non ci distolse dal nostro antropocentrismo che si manifesto’ anche come etno-centrismo in certi casi.La soluzione l’avevano i popoli pagani,animistici ,sciamanistici,infatti se tutto è anima sia gli oggetti sia la natura non c’è piu’ divisione tra questi comparti .Oggi come oggi bisogna cercare una nuova via ,un “tecno-paganesimo”.A questo scopo non si capisce proprio perchè già nel mondo della scuola si tengano in classe ore e ore i ragazzi a studiare civiltà del passato come gli Egizi i Sumeri ecc senza fargli capire che queste civiltà e anche la civiltà contadina spesso snobbata dalle scuole di città ,era prima di tutto contatto con la natura prima che cultura.Va spezzata una lancia in favore del maoismo che fu la prima ideologia del novecento che fece suo il cavallo di battaglia del ritorno alla natura.Conta molto il concetto del lavoro nelle società post-capitaliste,legate alla finanza ,ai servizi ,ma anche dove il lavoro pesante viene fatto da poche persone che devono subire il carico di molti che non lavorano perchè fanno professioni intelettuali.In queste dinamica il senso della natura diventa sempre piu’ come senso della fatica e viene disprezzato.Certo non bisogna credere agli ecologisti estremi,come i primitivisti che ci dicono che si potrebbe vivere alieni dal progresso e dalla tecnosfera,come quelle persone che abborriscono internet in nome di ideologie ambientaliste,retrogrede,gerarchiche o religiose.Un tempo la natura era anche matrigna non solo benefica.Ed è un bene che l’uomo si progredito.Tuttavia bisogna riscoprirne il senso.Sopprattutto i bambini e i primi adolescenti hanno molta sensibilità per essa.Mi ricordo delle volte quando avevo 14 anni e mi svegliavo in una giornata di inverno,assaporando la nebbia e le vigne in lontananza che si scorgevano dalla mia finestra,quanto avrei voluto invece che andare a scuola ,perdermi nella natura,camminare per quei sentieri e andare lontano.Riscopriamo dunque questo ente ,cioè la natura,che è legata all’anima delle stesse cose che produciamo e consumiamo come uomini moderni e post-industrializzati.
EDOARDO BUSO