
Non esiste alcun riscontro scientifico che la frutta e la verdura genticamente modificato cioè Ogm possa creare danni alla salute.Tuttavia dalla metà del primo ventennio degli anni 2000,dopo gli anni novanta che sembravano promettenti su queste nuove biotecnologie,si è aperta una fase pessimistica sul loro consumo.Essi sono ancora utilizzati in molte parti del mondo sopprattutto nei paesi in crescita economica del secondo mondo.Ma nei paesi europei rispetto agli Usa e al sud America o al Canada,è partita una campagna martellante per la demonizzazione di queste nuove tecnologie ,la loro semina e il loro consumo tra i cittadini.Sopprattutto è partita una campagna mass mediale ,capillare da reti cattoliche,a siti internet anti-globalisti sia di destra cioè sovranisti sia di sinistra new global (cinque stelle)ecc ,fino alla Rai tv che non manca giorno sia sotto i governi Berlusconi sia sotto i governi di centrosinistra ,faceva trasmissioni per indurre i cittadini a comprare prodotti made in italy e non Ogm anche se costano di piu’.
C’è negli ultimi anni una sorta di demonizzazione oltre che degli organismi transgenici ,anche del mercato alimentare estero.Sopprattutto nel nostro paese si mitizza il protezionismo agro-alimentare.Da un lato la risposta europea nel campo alimentare è stata utile a non far importare prodotti dannosi come gli insetticidi neo-nicotinoidi Monsanto che uccidono le api (e sappiamo quanto le api sono utili alla nostra ecosfera e alla biodiversità),l’Europa ha anche aumentato i controlli su ogni prodotto che potrebbe non rispettare gli standard di salute dei cittadini europei,facendo in modo che non si ripetano piu’ casi come quelli dei primi anni 2000 legati ai mangimi animali e alla mucca pazza .In Europa ci sono i controlli piu’ attenti di tutto il mondo,sull’impatto della salute dei cittadini.Lo vediamo anche in temi vicinissimi all’attualità odierna come il cambio climatico e i vaccini dove l’Europa è sempre puntigliosa e decisa nel preservare costi quel che costi (anche qualche ritardo)la salute delle persone che vi vivono.
Ma se siamo all’avanguardia su molte cose e se le abitudini alimentari dei cittadini europei sono di un certo tipo ,e quindi molti prodotti esteri non sono proprio richiesti e consumati,da un altro lato del problema molti consumatori hanno sviluppato una certa “iper-fobia sovranistico alimentare” anche verso prodotti che vengono smerciati sul mercato europeo nei vari supermercati ed hanno superato i parametri di qualità UE.
Andando al supermercato a fare la spesa mi accorgo come per esempio sul settore ittico si trovi nei banchi frigo diverse specialità di pesce apprezzate da noi Italiani,che provengono dall’Oceano pacifico,pescati da imprese multinazionali o non ,in Vietnam ,Cambogia e via dicendo.Penso che è sbagliato demonizzare questi prodotti ,per due motivi innanzittutto quando questi popoli in via di sviluppo riescono ad immettere i loro prodotti in un mercato globale costi vasto è un merito ed anche se li compriamo riusciamo a venire incontro al loro sviluppo e far crescere la loro ricchezza.Secondo questo dato sarà sempre piu’ un dato incontrovertibile nel settore ittico visto che nelle nostre acque il pesce scarseggia ormai da anni.
Penso anche a quella signora che ha telefonato ad una grande radio cattolica italiana di cui non faccio il nome,in una trasmissione di qualità dell’alimentazione,ed si è sentita rispondere di evitare per la sua salute di comprare ceci sud-americani a minor prezzo e in quantità piu’ grandi (in sacchi di juta),perchè sarebbero dannosi per la salute .
Nessuno pensa che sopprattutto i paesi del sud america e dell’africa si stanno confrontando con un mercato in crescita ed esportano sopprattutto prodotti in cui sono capaci che non sono prodotti tecnologici come quelli cinesi o sud coreani o giapponesi ,ma bensi sopprattutto prodotti agro-alimentaro.E’ per questo motivo che vanno incoraggiati e non demonizzati.I paesi europei e quelli dell’Occidente piu’ avanzato ,dovrebbero puntare su nuove specializzazioni innovative ,su prodotti ad alto valore aggiunto sopprattutto di tipo tecnologico e lasciare ai paesi in via di sviluppo la possibilità di una crescita dei settori alimentari.
Purtroppo la situazione non è rosea per tutti ,perchè esistono ancora troppi dazi e protezionismi o tasse che impediscono ai prodotti mondiali di circolare liberamente.Se togliamo il sacrosanto controllo della qualità e della salute che va fatto ,ma non possiamo nascondere dietro di esso ,la nostra difesa identitaria e sovranistica ed egoistica di un mercato mondiale che dovrebbe per forza essere sulla misura dei paesi occidentali nel campo alimentare.I movimenti anti-globalizzazione non aiutano di certo in questa battaglia per l’apertura dei confini ai prodotti ,rimasta in mano solo di qualche radical-liberale.In particolare i movimenti anti-globalizzazione con il descrivere le multinazionali di ogni tipo come il Grande satana,non aiutano per nulla.Nessuno dice che le multinazionali sono le aziende che devono controllare piu’ di tutte la qualità della loro produzione ,su come viene prodotta e sulla sua qualità.Essere accettati dall’Organizzazione mondiale del commercio per il proprio prodotto significa sottostare a interi libri di regolamenti (o agreements)che hanno piu’ pagine della Bibbia.
Da un lato nessuno nega che in una nazione possano esistere dei beni pubblici e quindi un definito ” bene comune” e che le risorse non debbano per forza essere privatizzate (si pensi all’acqua ).Dall’altro lato creare confusione solo per propaganda ideologica è sbagliato,sopprattutto confondere temi come diritto al profitto di impresa,con beni pubblici,ed legalità internazionale del lavoro e contrarietà allo sfruttamento.Tutti questi aspetti possono convivere uno con l’altro in una società democratica.Infatti il lavoro schiavizzato e sfruttato può essere sradicato solo con l’azione di sanzioni internazionali ,e una maggiore ispezione.E’ per questi motivi che esistono organizzazioni che monitorano queste situazioni nei paesi in via di sviluppo.Il commercio di per sè non è foriero di corruzione.Semmai in paesi dove non c’è la certezza del diritto,e dove le forze di polizia pubbliche non fanno il loro lavoro che dovrebbe essere quello di sanzionare o chiudere le attività che sfruttano la manodopera ,il problema è a latere del discorso commerciale.In quanto esisteranno sempre delle differenze di trattamento salariale tra paesi in via di sviluppo e paesi sviluppati ,ma questo non vuol dire che dopo un periodo di tempo i paesi in via di sviluppo non possano superare i paesi sviluppati è stato il caso prima del Giappone e poi della Cina che si sono portati su un livello paritario con gli Usa nel campo tecnologico industriale dagli anni novanta in poi.Bisogna dunque rafforzare la cooperazione di mercato e il commercio internazionale con regole che vadano incontro anche al concetto di “fair trade” e il rispetto dell’ambiente,ma senza inclinare i due piani.Poi va rafforzata l’azione di organismi come l’Onu nell’ispezione di tutte quelle nazioni dove avvengono illeciti ,come schiavismo ,o sfruttamento di lavoratori o persone.I liberali europei e americani che credono nel libero mercato,sono stati i primi a condannare il colpo di stato in Birmania.In sintesi le regole esistono già ,esistono già i diritti umani ,basterebbe farli rispettare,e sappiamo quanto la cooperazione tra aziende e persone di tutto il mondo possa garantire una maggiore conoscenza dei diritti umani,grazie anche alle nuove tecnologie informatiche che vanno incoraggiate in tutto il mondo.La sfida del futuro sarà anche rafforzare una maggiore socializzazione e cogestione nel mondo del lavoro.
Senza andare fuori dall’argomento principale possiamo dire che bisogna dividere i diversi comparti e fare dei ragionamenti non ideologizzati.Il commercio funziona su certe regole ed è bene che si apra a tutti i paesi del mondo, i diritti umani vanno rispettati e sanzionati il non rispetto di essi ,ed servono prove chiare e non propaganda sulla valutazione del rischio di un dato prodotto alimentare o non.
EDOARDO BUSO