
A volte nella vita ci si fa certe domande,per capire se il sistema capitalista e di libero mercato in una democrazia,sia davvero il sistema piu’ imperfetto ma piu’ umano che possa esistere.Ecco io penso di si.A volte una certa vulgata neo vetero marxista molto di moda tra la gente di sinistra,ma ormai minoritaria pure nel partito democratico italiano,crede che il capitalismo porterebbe nel lungo termine oltre che alla crescita del divario sociale (potremmo anche essere d’accordo su questo),anche ad un nuovo schiavismo,nel campo dei diritti umani e del lavoro.La teorizzazione di questo è data da una lettura distorta di Lenin e Marx,sopprattutto ad una sovrapposizione tra epoche diverse.Mi hanno sempre insegnato a contestualizzare la storia,ma a volte ci sono persone che pur di non storicizzare pensano che il mondo sia sempre stato uguale a se stesso,cioè un inferno dominato da pochi superuomini avidi e spregiudicati.Se invece andiamo a fondo,capiamo che non è cosi,perchè ci sono varie tonalità di colore.Per esempio,i leninisti dicono che il capitalismo nella sua fase di concorrenza imperialistica ,dove le aziende assoggettano le nazioni e accrescende il loro potere e la loro ricchezza fanno in modo che le nazioni si facciano la guerra.Secondo questa tesi non potrà mai esserci pace sociale tra membri della borghesia capitalista (ovvero coloro che detengono le aziende)finchè c’è la libera concorrenza.Anzi questa pace potrà esserci solo venendo meno alla libera concorrenza,e creando un supermonopolio mondiale che altro non sarebbe che il potere assoluto della borghesia capitalista.Tuttavia questo non avviene perchè la borghesia capitalista è all’interno degli stati nazione,è piu’ facile che si verifichi una “globalizzazione degli stati multinazionali e imperialisti” che si fanno guerra tra loro,come amavano dire i membri di quella setta rivoluzionaria che erano le brigate rosse,e che oggi ci ripropongono certi appaassionati di geopolitica.Forse Marx aveva ragione nello spiegare che le aziende si sarebbero potute sciogliere nello stato nazione,per colpa di un capitalismo clientelare,keynesiano,o meglio un capitalismo di stato.Non a caso pure l’Urss era uno stato imperialista ma socialista con aziende di stato.Al giorno d’oggi in molte nazioni esistono grandi aziende (grandi trust)per esempio dell’energia e del gas che sono in mano alle aziende e agli stati ,e operano in un mercato controllato dalla politica.In questo senso basta guardare a quello che è successo recentemente in Ucraina quando la Russia Gazprom minacciava di chiudere il gas a tutta Europa.Possono esistere grandi potentati economici statali,come relazioni di salvataggio tra aziende private e stato.Capendo questo viene meno la tesi dell’imperialismo,in realtà è il capitalismo gestionale il foriero dell’imperialismo e della crescita di potenza dello stato.
Se poi parliamo di “schiavismo” visto che c’è gente che dice che il capitalismo porterebbe allo schiavismo,dovremmo prima accorgerci che nella storia di millenni passati ,il primo schiavismo fu quello di imperi geopolitici che erano piu’ teocrazie che democrazie.Basti pensare all’Egitto che prima ancora del settecento e del colonialismo europeo,rapiva schiavi neri nell’Africa e li faceva lavorare a costruire piramidi.Tuttavia questi lavori essendo non remunerati decentemente ,erano fatti da questi schiavi che storici ci dicono lavoravano male e trattavano male le bestie.(1) Trattare male le bestie è segno di trattare male importanti mezzi per la lavorazione per quei tempi storici.Infatti nella storia fu proprio con il diffondersi di nuove tecnologie per lavorare,e la prima rivoluzione industriale inglese grazie alla quale vennero meno anche certi tipi di servitu’ della gleba,che ci fu un miglioramento nelle condizioni di vita e di soppravivenza.Non dico che furono migliorate le condizioni di lavoro perchè erano dure lo stesso.Ma se andiamo a vedere come è andata la storia ,non furono solo i diritti umani sanciti dalla rivoluzione francese (che poi vennero disattesi durante gli anni del terrore robesperianno)ma proprio la tecnologia e la crescita industriale;la nascita dell'”economia” a contribuire ad affermare la democrazia e il diritto.Infatti se andiamo a ben vedere l’Inghilterra fu la prima a fare leggi per costruire il welfare state.E in Francia dopo la rivoluzione francese che si portò il suo carico di miseria tra le masse (nonostante le attese utopistiche e messianiche),ci fu bisogno che andasse un generale al potere per creare una sorta di “monarchia repubblicana” gestita con un pò di sociale e un mercantilismo colbertiano di stampo capitalista e espansivo nel mondo quanto le altre Monarchie europee.Il generale di cui parlo era il grande Napoleone Bonaparte.
Certamente quel tipo di mercantilismo che ha portato al colonialismo nel mondo asiatico e africano ,era ben diverso dal capitalismo odierno.Si può anche dire che le nazioni nella loro gara di potenza e il capitalismo nazionale e’ stato colpevole verso i paesi di Africa e Asia.Ma oggi viviamo in un capitalismo finanziario ,in una ampia internazionalizzazione,anche se come ho detto nello scorso articolo(e qualcuno mi avrà preso per ingenuo),non c’è ancora una elite capitalistica mondiale (ovvero i capitalisti non vanno d’accordo tra loro):ma c’è stato un periodo della nostra storia recente in cui pareva con il capitalismo americanocentristico con Regan,Bush,e Clinton e l’inizio della globalizzaizone che potesse esserci una sinergia globale,che poi è andata sempre piu’ venendo meno.
Quando prima ho parlato delle condizioni degli schiavi nell’antico Egitto lo ho fatto per sottolineare che nella maggior parte dei casi il capitalista in un regime di libera concorrenza,deve trasformare una materia prima che diverrà un prodotto ,non sfruttando al livello della schiavitu’,infatti il prodotto per essere venduto deve subire la critica e la scelta degli individui e delle masse ,ed è in questo senso ,che per fare un buon prodotto è neccessario che le persone che lo stanno creando tramite la divisione del lavoro possano essere trattate umanamente per il semplice motivo che altrimenti il prodotto verrebbe male e non sarebbe piu’ acquistato.
Ma qui tocca prendere in esame un altro problema dei nostri giorni,e qui possono avere ragione anche le persone che criticano la globalizzazione da destra o da sinistra.Il fatto è che mentre in Occidente le condizioni di protezione del lavoro sono migliorate cosi tanto che è difficile assumere una persona a fare un lavoro se non si rispettano una serie di norme,nel terzo mondo e nel mondo in via di sviluppo,dagli anni ottanta per colpa della sindacalizzazione maggiore del lavoro euro-americano si sono spostate tante aziende dall’Occidente che producevano prodotti in serie che no nrichiedono grande capacità all’operaio;in pratica queste aziende che hanno creato la crescita della Cina e di altri paesi utilizzando manodopera a basso costo ,hanno dapprima 1) migliorato le condizioni di certi paesi venuti fuori dal comunismo protezionistico e da società interamente agricole ,ma non hanno 2),portato loro da produrre dei prodotti di qualità ,ma spesso invece prodotti che qui in Occidente era tropo costoso produrre,o nessuno voleva farlo per colpa della regolamentazione ambientale,o erano prodotti che grazie all’aumento del costo della vita e dell’inflazione in Occidente ,nessuno avrebbe piu’ voluto produrre perchè la paga era troppo bassa.
Oggi in Occidente (Europa,Giappone,Australia,e Usa),ma ormai anche nei BRICS (BRASILE,RUSSIA,INDIA E CINA),si va verso un mondo del lavoro dove conta sempre piu’ l’intelligenza e il valore aggiunto.Anche la Cina vede un miglioramento del tenore di vita dei suoi cittadini molto alto rispetto agli anni ottanta,e riesce a mettere in piedi un gigante delle comunicazioni come Huawei che fa concorrenza alla Apple della silicon vallery americana.
E in Africa sono proprio quei paesi che piu’ si sono aperti agli investimenti internazionali che stanno un pò meglio ,pur con molte difficoltà ,come Gabon,Botswana,Sud Africa,Nigeria.
Insomma si può dire che siamo ancora agli albori di una globalizzazione che sembrava averci promesso tanto ,ma averci tradito,ma forse il problema principale sta tutto nel rafforzare la concorrenza,nell’adottare politiche piu’ trasparenti ,nel cercare di far collaborare gli establishment delle nazioni.Addirittura oggi si dice che Trump sarebbe in lotta contro l’establishment americano,si dice che il nemico è il deep state e sciocchezze di questo genere.Io come liberale dico che è nemico dei liberali ogni tipo di deep state,ma allo stesso tempo governare una nazione da parte di un presidente o un altro ,fa sempre nascere dei contrasti tra poteri “politici” all’interno di una nazione.Se il deep state è lo statalismo non c’è maggior nemico di esso dei liberali.Ma se intendiamo la distruzione del deep state come la guerra guerreggiata senza esclusione di colpi,all’internazionalizzazione liberale e ad una governance di aziende ed elite politiche ma non solo,a livello mondiale siamo su un binario perdente in partenza.E Trump come altri presidenti ha dimostrato che per certe cose collabora anchesso con il deep state (che poi sarebbero anche i suoi collaboratori scelti),e in altri lo critica.Forse questa dicotomia era meno evidente con Regan che sapeva creare una sinergia globale davanti a se’,il problema rimane sempre quello,avere una leadership integra e capace che riesca a costruire una mondializzazione aziendale e capitalista senza cadere nel tranello del “mnondialismo dirigista e utopistico in salsa social-marxista”.
EDOARDO BUSO
1)Folco Quilici Africa