Pare che il panorama politico in Italia sia tornato a dividersi in modo bipolare tra un centrodestra a trazione leghista e un centrosinistra con Partito democratico Zingarettiano e i cinque stelle.
Nel mezzo fa fatica ad emergere con forza un centro liberale ,soffocato dalle politiche dirigistiche,stataliste ed espansive di questi ultimi anni.Eppure il bipolarismo se cosi si arriverà alle prossime elezioni,non si puo’ fare a meno di notare è in gran parte sia nel centro sinistra che nel centrodestra impostato su politiche economiche neo keynesiane ed espansive fino ad arrivare a personaggi che vedono sempre dietro gli eventi complotti del capitalismo internazionale e dei potenti e che arrivano addirittura a chiedere non solo che la banca centrale europea possa stampare piu’ denaro da prestare agli stati per coprire le loro falle,ma anche che possano farlo pure gli stati nazionali con le loro proprie banche centrali nazionali.
Ed è tutto un carosello di scaricare le colpe dell’inadeguatezza dell’Italia sulle multinazionali o su presunte consorterie politico economiche transnazionali.
Sia la Lega Nord che Berlusconi quando chiedeva alla Bce di stampare moneta,sia il Pd tutti insieme affermano che Mario Draghi ha salvato l’Europa tenendo su nazioni che potrebbero essere già crollate nella competizione internazionale ,con i bassi tassi di interesse perpetrati dalla Bce.
Ma oltre a questo si mischiano nuovi parossismi e nuove teologie giustificazioniste di interventi di rinazionalizzazione,ristatalizzazione quasi che il modello possa essere ancora il comunismo già da molto tempo fallito e decrepito pure in molti stati dove c’è ancora come la Corea del nord e il Venezuela.
Si sconta il poco coraggio di partiti di centrodestra come la Lega Nord che pur proponendo la flat tax la voleva finanziare con un enorme deficit pubblico contro le elite europee.
Negli stati uniti Trump pure lui partito da moti anti establishment è riuscito a fare un grande taglio fiscale,anche se anchesso ha ricattato il governatore della Fed Jerome Powell chiedendo che la banca faccia quello che vuole la politica.Ed è questo lo sfasamento mondiale piu’ eclatante,il pensare che l’economia sia irrazionale e possa divenire irrazionale come la politica.Il soppravvento della politica sulla economia rende il mondo piu’ irrazionale.Bisognerebbe limitare il governo e l’economia, perchè l’economia non può essere mossa solo dai sentimenti ma deve essere mossa da elementi realistici,come il controllo del debito e la produttività del lavoro.Anche i keynesiani giapponesi del governo liberaldemocratico di Shinzo Abe che non rispettano i parametri di deficit suggeriti dalle istituzioni internazionali,tuttavia hanno un economia talmente innovata e cibernetica che garantisce una produttività che può colmare la spesa pubblica.In Italia invece non riparte l’impresa e le imprese estere fanno fatica a venire ad investire per gli alti vincoli burocratici.
Il problema pare non toccare ne la sinistra che pensa solo alla redistribuzione del reddito,tramite tassazione e forse anche una patrimoniale ,e le destre che cercano di interpretare in chiave liberal-populista, il popolo che ha in odio le elite industriali e tecnologiche internazionali come le multinazionali.
Ma è un dato ormai accertato in tutto il mondo che le politiche siano esse nazionaliste o siano esse socialiste, che preferiscono la redistribuzione prima ancora che ci sia la produzione,vanno a finire a dimezzare il capitale delle imprese produttive.Infatti a livello mondiale il capitale imprenditoriale sta decrescendo,e piuttosto che investire in nazioni fallimentari e poco efficienti i grandi Paperoni preferiscono tenere i soldi nei paradisi fiscali.Certo si può sempre dire di andarli a tassare proprio li,ma come diceva Margaret Tatcher il socialismo (ma anche il populismo) funzionano per un certo periodo ma prima o poi falliscono sempre quando finiscono i soldi degli altri.Almeno capissimo noi in Italia che la vera divisione è tra chi vuole le riforme liberali e chi vuole la conservazione,e che è inutile un ennessima “guerra civile” strisciante tra i due poli.

EDOARDO BUSO