Nell’ultimo periodo grazie al polverone sollevato da Greta gli stati nazionali stanno cercando di mettere in atto delle misure di disinquinamento sia nel tempo presente sia premurandosi per il futuro.Nel campo delle misure che guardano al futuro si inseriscono le tasse sui voli arei per esempio,o il non far circolare auto troppo vecchie nelle strade che non abbiano parametri ecologici nella fabbricazione.
Ma quello che propugnano gli ecologisti ,almeno quelli piu’ moderati e non certo quelli socialcomunisti o decrescitisti che vorrebbero la scomparsa del capitalismo e del profitto per sostituirlo con un modello di minor consumo energetico e materiale insieme con politiche dirigiste statali.Insomma gli ecologisti moderati si interrogano giustamente su come fare in modo che il capitalismo e l’impresa possa rispettare parametri ecologici.Si può certamente aiutare le imprese a rispettare l’ambiente con leggi promulgate dai parlamenti ,sia quello degli stati nazionali sia quello che li comprende a livello europeo,come riducendo la produzione di plastica che non rispetta l’ambiente e sostituendola con plastica di nuova generazione che può essere riciclata.Ma sarebbe molto meglio se l’iniziativa di rispettare l’ambiente in quello che si produce partisse proprio dall’impresa singola.Negli stati uniti come mostrava un noto programma trasmesso in Italia dalla rete Focus di Mediaset,molte aziende creano direttamente nuovi prodotti da scarti e rifiuti e materiale da riciclare.E si creano anche prodotti di notevole costo e spessore.In Europa e in Italia dobbiamo chiederci siamo pronti a far diventare il ciclo produttivo piu’ ecologico senza aiuti di stato ,e senza creare aziende pubbliche?Da noi in Italia pare che siamo invece molto lontano dall’obiettivo ,in quanto abbiamo ancora una forte preponderanza di aziende partecipate metà private e metà pubbliche e solo dagli anni novanta ci siamo finalmente liberati di alcune colossali zavorre di stato.Tutto nel futuro dipendera da quanto le persone cambieranno coscienza ecologica e richiederanno prodotti ecosostenibili invogliando le aziende a produrli.Ma anche nel campo ecologico se da un lato ci dovrebbe essere una premiazione (sia da parte del consumatore,sia da parte della politica alle aziende che producono in sintonia con l’ambiente),non si può pensare che la premialità si trasformi in aiuto di stato e evasione del circolo della libera concorrenza.In questo senso altrimenti si andrebbe a far crescere ancora di piu’ l’enorme debito pubblico e a mettere l’industria sotto controllo statale.Poi c’è un altro enorme problema che è rappresentato dal fatto che le aziende per produrre e riciclare dovrebbero lavorare piu’ in sinergia tra di loro ed essere piu’ localizzate una vicina all’altra,si pensi a quanto questo potrebbe incidere sul ciclo dei rifiuti e del riciclo visto che spesso questo ciclo è gestito interamente ancora da aziende partecipate.Certamente esistono degli esempi di internazionalizzazione del ciclo produttivo che rispetta l’ecosostenibilità come nel caso dei rifiuti che mandiamo in Svezia o in Cina e vengono trasformati da aziende di quei paesi in materiale per il riscaldamento di cui hanno parlato piu’ volte i giornali.Certamente il problema del ciclo dei rifiuti ,della raccolta differenziata e del riciclo è un problema importante che in Italia non abbiamo ancora risolto,si pensi a casi come Roma o Napoli,ma anche in molti comuni del nord italia non si fa ancora la raccolta differenziata porta a porta,
Forse due soluzioni ci sono,per favorire il rispetto ecologico ed evitare un nuovo “statalismo ecologico” a livello aziendale e di bilancio pubblico:quella di innanzittutto favorire maggiormente a livello europeo ,il crowfounding per creare start up e nuove aziende che abbiano a cuore il tema ecologico.La seconda soluzione è quella di detassare sia le aziende non ecologiche con la prerogativa che inizino una produzione piu’ consona,sia detassare ancora maggiormente le aziende che iniziano una produzione ecologica.Molti problemi possono essere risolti con il crowfounding,ma la spinta a produrre è data anche da una minore leva fiscale in tutti i campi.In questo senso è sbagliato pensare che si possa iniziare una politica industriale statale.Tutte le esperienze di pianificazione di politiche statali a livello industriale sono fallite.Spesso le migliori aziende nascono invece dal contributo che danno gli individui con la loro genialità,si pensi a Steve Job o Bill Gates che iniziarono l’avventura di due multinazionali non certo con fondi pubblici.Allo stesso modo non si può pensare di creare una “società ecologica” che sia aliena dalla internazionalizzazione e delocalizzazione in quanto proprio il lavoro tra squadre piu’ grandi che diventano multinazionali è quello che può portare piu’ lavoro,piu’ ricchezza e prodotti sempre piu’ innovativi,grazie anche ai centri di ricerca interni alle aziende.
Purtroppo certo ecologismo tende a far leva sui sentimenti anti-globalizzatori delle persone,e su una critica in certo ecologismo estremo a tutti i prodotti moderni,come per esempio la farmaceutica.
Le industrie hanno bisogno della scintilla che l’ecologismo può loro dare,ma stiamo attenti a chi propugna società fuori mercato e statalizzate,perchè questo fa molto male sopprattutto ai consumatori come all’innovazione.
EDOARDO BUSO
