Nella politica odierna molti osservatori dicono manchi una vera e capace leadership globale,pare che le decisioni siano solo emergenziali,prese senza una grande conoscenza filologica e storica di quelle che sono le forze in campo.In politica interna ci si propongono misure draconiane e meravigliose contro la povertà,la diseguaglianza,per far ripartire l’economia produttiva,ma allo stesso tempo le misure con il poco tempo a disposizione a governi che durano poco e sono già profondamente divisi al loro interno,si dimostrano come
rattopamenti qui e li.Si parte da grandi principi ma l’economia non segue la politica.Rileggendo Ayn Rand si potrebbe dire che la politica ragiona irrazionalmente rispetto all’economia.Nel campo della politica estera poi si assomano gli errori di una stagione apertasi con le guerre neoconservatrici dopo l’11 settembre.E anche in questo campo chi voglia dirsi isolazionista o per una politica globalista cosmopolita e “espansionistica” non può mettere in atto coerentemente nessuna di queste strategie come avviene anche nell’ultimo tema quello climatico.
Ci accorgiamo che l’unica politica possibile è quella della mediazione.Ieri sul suo canale di you tube per esempio il filosofo sovranista italiano Diego Fusaro (persona intelligente a paragone di molti politici)affermava che Trump è un burattino dell’imperialismo.E che per essere sovranista Trump dovrebbe comportarsi da tale,ritirando le truppe americane non solo dalla Siria ma da tutto il mondo.Ci sono sempre piu’ nuove “sette ” e astri nascenti nello spettro ideo-politico.Fusaro che è un sovranista tutto di un pezzo non si accorge che viviamo già in un mondo postamericano dominato da nuove potenze regionali,e che forse Trump rispetto al deep state che lo circonda non ha davvero tutti quei poteri di ritirare soldati da ogni parte del globo senza rischiare una perdita dei suoi alleati all’interno dello stesso partito repubblicano,ormai che si chiede da parte dei democratici il suo impeachment.Allo stesso tempo le sirene che urlano allo scandalo perchè Trump ha affermato che è ora che del problema del terrorismo si interessino specificatamente le nazioni circostanti l’area in cui sono basate le milizie di Daesh,non si accorgono che continuare in una politica di impegno per esportare con la forza una democrazia globale è folle e porta solo disastri,poichè essa si va a scontare nel mondo “postamericano” con nuove potenze continentali a livello militare ed energetico come la Russia e l’Iran.D’altronde Trump ha già fatto molto rimuovendo dal suo incaricoil falco John Bolton che premeva per una guerra contro l’Iran.
Allo stesso tempo non si puo’ colpevolizzare oltremodo Trump per la scelta di far entrare in Siria un nuovo attore geopolitico come la Turchia di Erdogan,lo ricorda oggi su Avvenire Giorgio Ferrari,la scelta di far entrare la Turchia in Siria è nata su pressioni di Putin che è un alleato molto fidato di Erdogan.La scelta di far intervenire la Turchia in Siria pur con le neccessarie precauzioni per i curdi,è una scelta che avvicinera un paese fortemente sovranista e allo stesso tempo lanciato nel mercato libero come la Turchia ad una dimensione occidentale.Una potenza come la Turchia diventera un partner affidabile per la Nato.Si denota quindi che la ragion politica attuale si muove con mediazioni sottili.Nella fase della post-globalizzazione con il ritorno delle sovranità nazionali,le nazioni si muovono prima per difendere i propri interessi nazionali interni,cioè proteggere le loro economie come fanno Usa,Russia,Turchia,Cina,e in secondo luogo per una politica estera che non sia dominata da principi morali ed universali quelli tanto cari a personaggi come Irving Kristol.Certo questa fase della globalizzazione dominata dalla real politik potrà essere criticata e già lo si sta facendo.Non si sa infatti se questa sarà una fase transitoria ,se la globalizzazione si prendera una rivincita e con essa anche il sogno di una democrazia globalizzata o se si va sempre piu’ verso stati sovrani e indipendenti ma interconessi da interessi commerciali e geomilitari.In questo senso va anche analizzato il tema climatico,il professor Giulio Tremonti ex superministro dell’economia del governo Berlusconi spiega che il fenomeno Greta e le proteste ambientaliste possano avere anchesse una dinamica geopolitica,quella della critica alla globalizzazione commerciale che ha spostato la produzione in grandi multinazionali internazionalizzate e disperse in continenti esteri,l’obiettivo sarebbe tornare a forme di autoproduzione e consumo locale.Certo un idea pura e lontana da realizzarsi ma che andrebbe d’accordo con il sovranismo piu’ spinto,peccato che fino ad adesso il mercato e il mercanteggiare siano ancora un aspetto determinante sia del “sovranismo”di Trump Putin Xi jinping e Erdogan sia del cosmopolitismo socialdemocratico di paesi a trazione di sinistra.
EDOARDO BUSO