Leggendo gli economisti di grido in questo periodo,si intende che il futuro del mondo è lasciato alla cosidetta stagnazione secolare,un periodo buio in cui certe nazioni modeste in larghezza ed ampiezza rispetto ai giganti mondiali come Cina,Russia,India e Stati Uniti devono accontentarsi di una crescita ridotta.
Ma il fenomeno della stagnazione sta interessando sempre piu’ anche paesi che pochi anni fa facevano parte della schiera dei Brics ,ovvero i paesi emergenti come Brasile e Sud Africa.Nazioni europee solide nell’economia manifatturiera come la Germania rallentano,e anche il colosso cinese rallenta,ci troviamo nel mezzo di un rallentamento globale dell’economia di cui parlano ogni giorno gli analisti economico finanziari.
Ed è in questo clima che si va facendo strada l’idea di sostituire il prodotto interno lordo cioè il pil che certo alcuni difetti c’è li ha ,con nuovi indicatori economici prestati non dall’economia ma dalla politica.Certo il pil comprende anche materie distruttive per l’economia del pianeta sia per chi sta a sinistra sia per chi sostiene il liberismo economico,come il mercato delle armi prodotto dalle economie di guerra ,dall’interventismo armato piuttosto che dall’isolazionismo libertarista.Ma un rischio comunque c’è se si vuole applicare all’economia categorie della politica,traslare concetti politici in concetti economici per dirigere come sempre l’economia.E’ il tentativo di tutte le ideologie socialiste e dirigiste nella storia.
Per esempio leggendo un manifesto politico dell’europarlamentare del Pd Carlo Calenda pubblicato sul quotidiano Il foglio,si fa spazio anche per chi rappresenta l’ala aziendalista del Pd,il concetto che il Pil ormai non vada piu’ bene per l’economia del 2020.Bisogna sostituire il Pil con il nuovo concetto di prodotto benessere interno,che tiene conto di motivazioni ecologiche ed dell’ecosostenibilità.Concetti cari non solo al Pd e a ceti moderati ma anche a movimenti come quello Grillino,che propone la via piu’ integralista della “decrescita felice”.
Cosi vediamo criticare forme inumane e degradanti messe in atto dagli imprenditori delle multinazionali a danno dei lavoratori,come il famoso bracialetto che devono portare i dipendenti di Amazon,senza pensare che nonostante il bracialetto,Amazon offre ai suoi dipendenti servizi come sale ricreative,ed il lavoro all’interno di questa azienda è meno faticoso sicuramente di un lavoro da muratore sottoposto agli sbalzi climatici sia invernali che estivi.
Si è criticato molto anche il fatto che si sia intervenuti nel togliere l’articolo 18 ,per rendere i licenziamenti piu’ celeri.Bisogna però dire che l’articolo 18 non è il vero problema.La flessibilizzazione del lavoro funziona o meno in base alla crescita dell’economia.In un economia con poca crescita bisognerebbe intervenire non nelle leggi che rendono effettiva una assunzione o no.Certo rendere flessibile il lavoro è un bene nella competizione globale.Ma c’è qualcosa di piu’.Perchè la frizione sociale tra lavoratore e imprenditore tende ad acuirsi se la ricchezza di uno stato non cresce.Ecco perchè è neccessario agire favorendo gli investimenti anche delle tanto vituperate multinazionali come Amazon,e creando condizioni fiscali atte a favorire l’insediamento di aziende,come dice da sempre la dottrina liberista.Stesso ragionamento fatto nel tema della flessibilizzazione del lavoro va fatto sul tema della crescita del benessere e del welfare state.Finchè infatti si pretende di fare una politica redistributiva e welfaristica senza crescita della ricchezza si rimane in uno stallo politico immane.Piu’ cresce la ricchezza e quindi il Pil piu’ crescera il benessere.Ecco perchè il concetto di prodotto benessere interno lordo nasconde tentativi di controllare da parte della politica l’economia con fascinazioni dirigiste.La flessibilizzazione non ha funzionato nel nostro paese perchè si è andati nella direzione della flessibilizzazione del mercato del lavoro prima ancora che di aver ridotto gli oneri a carico delle aziende ,che avrebbero dovuto creare un surplus di offerta di lavoro.Il concetto di benessere interno è destinato a fallire,perchè se si definisce per esempio che il benessere è condizione non materiale si va fuori dai concetti economici che riguardano il governo della materialità.Infatti nonostante lo si neghi il benessere dipende sempre da una componente materiale.Pure il benessere psicologico e relazionale è dovuto alla cultura.E la stessa cultura è un prodotto intelettuale ma che parte da condizioni materiali.Per esempio un libro è un prodotto materiale sia esso impaginato su carta o virtualmente tramite il consumo energetico.Nei paesi dove per esempio c’è poco benessere materiale e una produttività stagnante troviamo spesso poco benessere psico-culturale,poichè anche la cultura è un bene di consumo.E questo vale anche per secoli addietro a quello che stiamo vivendo oggi,dove era piu’ lampante come chi avesse pochi mezzi tecnologici e materiali doveva rimanere spesso privo di mezzi anche culturali.
EDOARDO BUSO