Come osservatore economico disincantato mi accorgo sempre piu’ che nel mondo ci sono due fenomeni negativi che spesso coincidono tra essi stessi.
L’eccesso di stato ovvero uno stato asfissiante,burocratico,che taglia le gambe a chi vorrebbe fare sia per arricchirsi sia per fare del bene al prossimo,ma anche un eccesso di stato educatore ed etico,con tutte eccezioni che è giusto accettare.Il secondo limite è l’accumulo di ricchezza nelle mani di poche persone,come hanno riporato i rapporti Oxfam,oggi un piccolo 1 per cento di persone del pianeta ha risorse che lo fanno essere addirittura post-umano rispetto al resto dell’umanità.Possiede non solo know how,e denaro,ma anche tecnologia.Noi ci sogniamo di avere una casa completamente robotizzata e domotica che funziona tramite i comandi di un software come Alexa venduto su Amazon.Questa realtà puo’ essere addirittura molto di piu’ per questo un per cento di popolazione mondiale.
Spesso il problema è che quando si affronta il tema della ricchezza di pochi rispetto alla povertà di molti,le forze politiche di sinistra orfane del comunismo e quelle di destra orfane del neoliberismo che adesso si affidano al “sovranismo” ,auspicano un maggior intervento dello stato in economia.Lo stato cosi diventa la cura paliativa per curare tutti i malesseri moderni.Massimo Dalema invoca lo stato,e dice la sinistra deve tornare al concetto di stato che aveva perso durante le grandi riforme dei primi anni novanta.Allo stesso modo Matteo Salvini e altri ex liberisti come Paolo Giordano adesso invocano una politica sovranista con una frote presenza dello stato in economia,infatti il modello keynesiano fu molto in voga anche nell’Italia fascista degli anni venti.
Non ci si accorge che lo stato guida,educatore,etica dell’individuo e modello di riferimento per temi economici ed educativi tende ad appiattire le persone ,le loro doti individuali e anche il dissenso allo stesso stato.Se ne era accorto pure Lenin che in stato e rivoluzione aveva già trovato la soluzione per avere maggiore eguaglianza tra i cittadini,ovvero iniziare innanzitutto dall’equiparare il salario del dipendente pubblico con quello dell’operaio.
Infatti lo stato funziona su gerarchie ,differenziazioni,il lavoratore pubblico spesso quando è professionista pensa di avere maggiore importanza degli operai e pretende un trattamento migliore.
E in questo senso che le riforme liberiste che sono franate dagli anni ottante in poi che dovevano riformare l’amministrazione pubblica in Italia,avevano all’interno di esse dei germi liberisti (minore burocratizzazione come chiedevano Von Mises e Milton Friedman)e piu’ uguaglianza cioè meno barriere tra gli individui.Voleva dire dare l’importanza dovuta agli operai senza per questo mettere in atto una rivoluzione violenta.Naturalmente vediamo sotto i nostri occhi che queste riforme liberiste e allo stesso tempo egualitaristiche,non sono possibile se prima non si risolve il problema del dumping sociale,salariale nel mondo.Perchè nel mondo negli ultimi venti anni con la globalizzazione i salari sono scesi al livello di miseria e il costo del lavoro è talmente basso nel mondo emergente che non può mantenersi alto nel mondo occidentale senza causare problematiche di vario genere.
Oggi quello che serve è una riduzione del peso dello stato in economia,e nella vita delle persone,ma allo stesso tempo anche una tassazione maggiore delle ricchezze di pochi.Va tenuto conto che non solo è cresciuto il divario tra masse ed elite globali.Ma anche tra classe media e classe operaia in tutto l’occidente e nel mondo emergente.Oggi si continuano a tenere alti i salari della classe media che può essere costituita da certi funzionari pubblici e anche da certi professionisti autonomi,mentre la classe operaia è al lumicino.Ma le rivendicazioni di maggiore statalismo da parte delle forze politiche anti-globalizzazione siano esse di destra o di sinistra non risolve il problema.
E’ neccessario trovare la sinergia giusta,detassando maggiormente il lavoro dipendente,ma anche tassando maggiormente il risparmio delle classi medio-alte,e allo stesso tempo riducendo il peso dello stato regolamentatore in economia e nella vita pubblica.
Per esempio sul tema della libertà educativa mi è sempre piaciuto cercare una coerenza tra quanto disse Mao Zedong (sorgano mille scuole come sbocciano cento fiori)e economisti liberisti che chiedono che sia invalidato l’articolo della nostra Costituzione che dice che la scuola è libera e libero è l’insegnamento.
Ma su tanti altri temi il liberismo è stato un volano per emancipare le classi piu’ povere,è riuscito a dare ad esse maggiore libertà.Pensiamo che in molte parti del mondo con Uber un povero tassista può guadagnarsi da vivere e senza il bisogno di licenze (che la Lega e la sinistra anti Uber chiedono ancora di mantenere).O pensiamo a come con la nascita della televisione privata grazie a Silvio Berlusconi in Italia si sia rotto il dominio incontrastato del settore pubblico televisivo ,garantendo maggiore pluralità di informazione e di pensiero.Il tema delle liberalizzazioni tra tanti altri (liberalizzazione delle licenze)dovrebbe essere affrontato anche in una società socialista.Perchè dovrebbero essere lontani i tempi di uno stato educatore che impone tramite i suoi gerarchi quello che i cittadini devono pensare.Certo questo non vuol dire rinunciare in toto,al ruolo di una “ideologia civile” che deve basarsi sulla moderazione,il buon senso,il rispetto per la persona umana,il buon esempio.Sarà semmai la società a far crescere questa motivazione,la società e non lo stato.Infatti nella classe operaia si è dimostrato nei secoli c’è stata meno perversione e piu’ buongusto che in tante classi ai vertici dello stato,e la stessa classe operaia per essere retta non ha bisogno di uno stato coercitivo.
Sul tema per esempio del gioco d’azzardo sara il buon senso economico a far capire alla società che non bisogna prendersi in giro da soli,e cosi in tante altre tematiche,perchè sarà semmai la scienza a farci capire se è negativa o no una cosa,penso per esempio anche alla pornografia che da dipendenza.
Nel mondo assistiamo oggi ad un rivoltamento geopolitico,dove potenze emergenti si scagliano contro gli stati occidentali.E’ il caso per esempio dell’Iran.L’Iran è uno stato etico.clericale,e da certi punti di vista potrei dire che ha degli elementi positivi piu’ degli stati occidentali dove i giovani si ubriacano e ci sono molti aborti anche quando il feto è quasi formato come succede a New York.Allo stesso tempo a livello globale non riusciamo a trovare una ledership giusta ,equilibrate e moderata al punto giusto che ci faccia capire che può essere negativo vivere in Iran sotto lo sguardo invadente dei pasdaran,come possono essere negative certe deformazioni della ricchezza che si accumula in poche mani e viene spesa in maniera negativa.
I democratici americani sono contrari a Trump non perchè lui sia ricco,e nemmeno perchè è conservatore,ma bensi perchè mette in atto politiche nazionalistiche che fanno saltare i meccanismi della globalizzazione,ma forse è un bene che certi meccanismi prima o poi saltino per farci riflettere tutti su quello che vogliamo.
Nei miei scorsi articoli ho parlato del “rischio del sovranismo”,ma c’è anche un rischio del capitalismo ,che può concentrare tutte le sue energie in guerre di interesse tra interessi egoistici ,piuttosto che su una sintesi valoriale da portare nel futuro.
In questo senso vediamo una maggiore collaborazione tra “Chiese” ed entità religiose che non tra i leader mondiali.

EDOARDO BUSO